La
successione di sismi che ha preso via lo scorso agosto ed è tutt’ora in atto
quasi senza soluzione di continuità ha messo allo scoperto tutte le criticità
del nostro paese, criticità sopite, nascoste ma sempre con una consapevolezza
più o meno colpevole. Oggi non possiamo più fare finta di niente: abbiamo le
chiese a rischio, prima fra tutte l’amatissima San Serafino, abbiamo la casa
comune, il municipio, lesionato da tempo e aggravato dalle ulteriori
conseguenze dei movimenti tellurici, abbiamo il centro storico sotto assedio
dai tanti, troppi ruderi incontrollati di cui sappiamo troppo poco circa la
logicamente scarsa staticità, abbiamo soprattutto le scuole che comportano un
reale pericolo sui nostri piccoli.
In tutto
questo si inseriscono le scelte superficiali e avventate sugli investimenti
prioritari dell’Amministrazione Comunale, che vedono priorità in questioni
scialbe, trascurando la sicurezza e l’incolumità dei cittadini. Ma non è il
momento delle polemiche, oggi occorre resettare il pensiero e concentrarsi
sulle reali necessità del paese. Montegranaro non ha più un municipio.
Montegranaro deve fare a meno delle sue chiese storiche. Montegranaro ha scuole
pericolose. Bisogna ripensare le scelte. Per farlo è necessario avere un quadro
chiaro ed equanime della situazione.
Per questo
mi sento di invocare un tavolo tecnico, da convocare con la massima urgenza, al
quale siedano i tecnici comunali, gli amministratori, le forze politiche di
minoranza, le associazioni, gli studi tecnici cittadini e i responsabili della
scuola e degli edifici a uso pubblico, come società sportive ed enti pubblici e
privati. Chiedo, credendo di farmi interprete del reale bisogno della comunità
cittadina, che questo tavolo venga convocato con la massima urgenza, in pochi
giorni, preferibilmente nella prossima settimana, e che vengano immediatamente
messi in discussione i progetti in corso e a venire e che vi sia data
disponibilità alla discussione, priva di pregiudizi politico-ideologici, di
nuove ed efficaci strategie che interpretino il reale bisogno della città.
Luca
Craia
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