Non avevo
mai letto nulla dello scrittore Massimiliano Parente fino a un paio di giorni
fa quando, spulciando il mio diario di Facebook, mi è comparsa la notizia che
questo letterato italiano avrebbe asserito che il crollo di una chiesa sarebbe,
chissà per quale motivo, divertente. Così mi sono incuriosito perché, nella mia
ormai consolidata assuefazione all’idiozia di tanta gente che parla senza cognizione di
causa alcuna, sproloquiando su Facebook, leggere che anche una persona che
dovrebbe avere un quoziente intellettivo un tantino superiore alla media dei
deficienti che parlano di chiese da abbattere , invece si assesta allo stesso
loro livello, ha stuzzicato il mio interesse antropologico. Così mi sono fatto
un giro sul profilo Facebook di questo signore e mi sono reso conto che ero di
fronte alla pagina di uno che, anziché elevare la media intellettuale di
Facebook, la abbassa e non di poco.
Vorrei
provare, quindi, a dire quello che penso sulla questione non tanto perché ritengo
di possedere qualche verità che a gente come il signor Parente sfugge, quanto perché
amo la mia terra, conosco molto bene le città distrutte dal sisma e lotto da
una vita perché in Italia si capisca finalmente che la cultura e il nostro
patrimonio culturale sono un enorme pozzo di petrolio che non sfruttiamo.
Ora prendiamo l’esempio
di Norcia, ma questo può valere per una qualsiasi delle città danneggiate dai
movimenti tellurici recenti. Norcia ha qualche manifattura legata alla
norcineria ma, prevalentemente, vive di turismo. A Norcia si va a visitare la
chiesa e la città antica, fatta di pietra. Se ora ricostruiamo Norcia senza la
chiesa di San Benedetto, se ricostruiamo la città con criteri totalmente
antisismici abbandonando le case antiche, fatte di pietra, avremmo un luogo
completamente diverso. Cosa andrebbe a vedere, nella nuova Norcia, costruita
magari in acciaio, legno e vetro da qualche architetto geniale come Renzo
Piano, il turista? Cosa avrebbe, Norcia, in più di una qualsiasi città moderna?
Nulla. Il turista non andrebbe.
Se il turista non va a Norcia,
Norcia muore. Chiudono i negozietti di souvenir, chiudono le botteghe di
norcineria. Chiudono anche le poche manifatture, perché sono strettamente
legate all’economia turistica. Una volta privata Norcia della sua economia, chi
vivrebbe a Norcia? Nessuno. Quindi ricostruire Norcia sarebbe un esercizio
sterile, uno spreco di denaro, un insulto all’intelligenza.
Ricostruire dopo il
terremoto senza recuperare, contemporaneamente alle case, gli edifici di culto
e le strutture culturali è inutile. Poco c’entra il Vaticano, poco c’entra la
religione cattolica, poco c’entrano preti e monache. È una questione di
intelligenza: l’Italia ha un enorme patrimonio colturale che, per una grande
parte, è costituito da chiese. Vengono da tutto il mondo ad ammirare le nostre
chiese. Chi si diverte a vederle crollare, perdonatemi, è un povero deficiente.
Luca Craia
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