martedì 13 dicembre 2016

Il terremoto infierisce sul torrione dimenticato



Ogni tanto, su queste pagine, ne parliamo, cercando di ricordare alla comunità cittadina montegranarese ma, soprattutto, a chi l’amministra l’esistenza del mulino fortificato del Chienti, meglio conosciuto come Il Torrione. Si tratta di un antichissimo manufatto, forse la testimonianza più antica, insieme alla chiesa di Sant’Ugo, della storia di Montegranaro, databile a prima dell’anno 1000. Era un mulino ma, all’epoca, i mulini venivano fortificati e difesi militarmente per la loro importanza strategica in caso di guerra. Ad oggi la costruzione si presenta priva di merli ma sostanzialmente integra, e sono ancora visibili il canale di alimentazione dell’acqua, proveniente dal vicino fiume Chienti, e quello di scarico.
Il Torrione fu acquistato da un privato dall’amministrazione Basso per crearci una sorta di fattoria didattica. Purtroppo il progetto si arenò e il monumento fu progressivamente abbandonato e lasciato nell’incuria più totale. Fino al terremoto di agosto, il mulino fortificato presentava diversi cedimenti ma la struttura sembrava sostanzialmente intatta. Oggi, dopo i severi episodi sismici degli ultimi mesi, la situazione sembra molto peggiorata, con crepe vistose che appaiono piuttosto preoccupanti. E chissà se è mai stato fatto un sopralluogo per verificare seriamente i danni.
Il problema è che, per ristrutturare l’antico edificio, occorre un investimento ingente e certamente questo non è nelle priorità di questa amministrazione comunale che pare concentrata in investimenti su altri comparti, come lo sport e il tempo libero, tralasciando quasi completamente la cultura per la quale vengono destinati solo pochi spiccioli e in maniera disorganica. Poche speranze, quindi, per i torrione, e sarebbe davvero un gran peccato perdere questa formidabile testimonianza del passato, importantissima da un punti di vista storico-culturale ma anche come attrattiva turistica. L’unica strada forse percorribile è la cessione a un privato che la ristrutturi per attività economiche, ovviamente nel pieno rispetto del valore storico del bene. Una strada percorribile seppure con molte difficoltà vista la situazione contingente. Ma, purtroppo, non sembra essere nelle corde dell’assessore alla cultura. Ma siamo ancora in tempo, forse.

Luca Craia

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