Il Sindaco
di Visso, Giuliano Pazzaglini, ha deciso di non partecipare alla manifestazione
del 2 febbraio a Roma. È una manifestazione popolare per rivendicare quanto
finora negato o, quantomeno, non fornito in termini di aiuti e sostegno alle
città colpite dal terremoto ed è legittima e legittimata dallo stato reale di
abbandono in cui vaste aree e tanti cittadini ancora versano dopo gli ultimi
eventi sismici. Ci sono ritardi notevolissimi, inceppamenti della macchina
burocratica, e a farne le spese, come sempre, sono i cittadini e le attività
economiche.
Pazzaglini,
nel suo ruolo istituzionale, fa un ragionamento ineccepibile: “chi ha un ruolo istituzionale deve scendere in piazza solo
quando non ha altra possibilità, quando ha esaurito le "vie formali"
e non gli rimane altra possibilità. Fino ad allora ha il dovere, anche morale,
di impegnarsi per le sue persone ma deve farlo seguendo la strada istituzionale”.
E bisogna riconoscergli che l’impegno istituzionale lo sta davvero mettendo,
per cui credo sia lodevole questo suo distacco istituzionale da quella che è la
rivendicazione popolare pur condividendone gli intenti. In questo modo si potrà
avere una doppia azione: quella dell’istanza che viene dalla gente e quella
dell’azione dell’ente Comune che, in quanto istituzione, dovrebbe avere un
canale di dialogo privilegiato con lo Stato e chi lo rappresenta in questa
emergenza.
La decisione di Pazzaglini, comunque, nulla toglie in termini di
forza ed efficacia alla manifestazione del 2 febbraio. È però importante che
questa sia partecipata e propositiva. La situazione della zona montana è un
problema per tutto il Paese, non solo per chi ci vive e opera, e sarebbe
auspicabile una partecipazione massiccia non solo di terremotati. Occorre
tenere accesi i riflettori e viva l’attenzione sul problema.
Luca
Craia
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