L’area
colpita dal terremoto ha o, meglio, aveva una sua economia peculiare, fondata
su cibo e turismo. Le attività predominanti nell’area dei Sibillini sono sempre
state l’allevamento del bestiame e il commercio legato al turismo. Col
terremoto, con il conseguente crollo della richiesta turistica e con lo spopolamento
dovuto alla decisione politica di spostare la popolazione altrove, l’economia
legata al commercio è crollata. Un’attività commerciale non può stare chiusa
per mesi e poi riaprire come nulla fosse, per cui è lecito immaginare che,
quandanche a primavera arrivassero i tanto sospirati moduli abitativi, questi
possano servire a poco in quanto le attività commerciali avranno difficoltà a
riaprire e ricominciare. Si sarebbe potuto installare i moduli abitativi
immediatamente, salvaguardando il tessuto sociale esistente e,
conseguentemente, l’economia a esso legata, ma si è deciso, per disegni
politici evidentemente diversi, di fare altrimenti.
Per quanto
riguarda, invece, l’economia legata all’allevamento del bestiame, questa sta
subendo un colpo micidiale dall’inverno. Un’Ansa di stamattina ci racconta la
storia di un allevatore di Pieve Torina, Attilio Rivelli, che possiede o,
meglio, possedeva una stalla con centocinquanta capi bovini. La stalla ora è
senza tetto. Alcune mucche sono ospitate nella stalla di un amico, le altre
sono sistemate sotto una tettoia, sostanzialmente all’aperto. La famiglia
Rivelli sta perdendo il suo bestiame, perchè è arrivato il freddo, l’acqua si
ghiaccia e le bestie rischiano l’assideramento. Inoltre i lupi hanno attaccato
la proprietà dell’allevatore e ucciso due vitellini appena nati.
Attilio
Rivelli era disposto a comprare una stalla mobile ma gli è stato detto di
aspettare, perché sarebbero arrivate quelle dello Stato. Aspettando è arrivato
l’inverno, ha compilato montagne di moduli ma della stalla non c’è traccia.
Intanto gli animali muoiono. Intanto muore l’economia dei Sibillini. Per l’incompetenza
di chi ci governa o per un progetto preciso? Lo vedremo, ma le responsabilità
si stanno facendo pesanti.
Luca Craia
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