Non c’è solo
il ritardo nell’edificazione delle stalle provvisorie a massacrare l’economia
locale delle zone terremotate. I dati diffusi dalla Coldiretti circa la vendita
dei prodotti agroalimentari nell’area colpita dal terremoto sono sconfortanti.
Si parla di un calo del 90% delle vendite, un autentico tracollo per un settore
che era fondamentale nell’economia dei paesi dei Sibillini.
Il calo è
evidentemente dovuto allo spopolamento delle cittadine ma anche al mancato
immediato ripristino delle condizioni normali di vita, in sostanza, alla
mancata consegna delle casette. Immaginiamo, infatti, una situazione diversa,
in cui i moduli abitativi fossero stati consegnati immediatamente dopo il terremoto.
Ovviamente un tale disastro economico non si sarebbe verificato, almeno non in
queste proporzioni, per il semplice fatto che le comunità cittadine sarebbero
rimaste pressochè intatte così come il flusso della clientela di passaggio.
I prodotti
più colpiti, infatti, sono quelli tipici, per i quali la gente si muoveva
appositamente per acquistarli: la vendita di formaggi e salumi è la più
danneggiata dal fenomeno, e questo nonostante le tante iniziative di solidarietà
che spingevano all’acquisto dei prodotti tipici dell’area terremotata. Un altro
enorme danno imputabile al mancato funzionamento della macchina della
ricostruzione che, come ammesso dallo stesso commissario Errani, a sette mesi
dal primo evento sismico, ancora è ferma al palo.
Luca
Craia
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