È piuttosto
umano che chi arrivi a governare sostituendo qualcun altro abbia l’istinto di
non accettare le opere compiute da chi lo ha preceduto. Se vogliamo è un
sentimento positivo, perché dovrebbe indurre a fare meglio, a produrre di più,
a mettere in campo opere sempre più importanti. Non sempre è così, purtroppo, e
a Montegranaro stiamo vivendo una stagione in cui la dietrologia è l’unico
argomento valido nell’opera amministrativa.
A fronte di
una manutenzione ordinaria pressochè inesistente, in cui le strade sono ridotte
a un colabrodo, la pubblica illuminazione è da terzo mondo, la pulizia generale
del paese è inqualificabile, vediamo una precisa volontà di abbandonare le
opere compiute dai precedenti amministratori lasciando che il tempo compia la
sua azione distruttiva. Che certe opere del passato siano sempre state poco
gradite all’attuale maggioranza è cosa nota e, in diversi casi, anche
giustificabile. Ma le opere già realizzate e oramai diventate patrimonio
cittadino non possono essere abbandonate.
È il caso
della torre ascensore, per esempio, la cui illuminazione è ridotta – è proprio
il caso di dirlo – al lumicino e nessuno cambia le lampade. È il caso della
palla rotante di viale Gramsci, scomparsa nel nulla. Ma il simbolo dell’abbandono
e dello sfregio per il patrimonio pubblico del paese prima ancora che dell’avversario
politico sono le fontane.
Tutte le
fontane di Montegranaro sono abbandonate, in pieno degrado, semidistrutte dall’incuria.
Basti guardare la più grande, quella dell’incrocio della circonvallazione, che
tra l’altro è una delle primissime rotatorie moderne comparse in Italia e
costata un patrimonio, o quella di piazza Giordano Bruno o il fontanone del
Villaggio dello Sport. Tutte, anche le più piccole, sono spente da ormai oltre
tre anni, prive di qualsivoglia manutenzione, e il tempo sta inesorabilmente
compiendo la sua opera distruttiva.
Non sono un
bel vedere, le nostre fontane, e danno un’idea molto precisa di quale cura si
abbia per questo paese, quale amore, quale rispetto per quello che è il
patrimonio di tutti, già ampiamente pagato dai cittadini. Lasciare alla distruzione
questi beni, che possono piace o non piacere, è un comportamento che si
qualifica da solo.
Luca
Craia
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