martedì 14 febbraio 2017

Le fontane simbolo di mentalità distruttiva



È piuttosto umano che chi arrivi a governare sostituendo qualcun altro abbia l’istinto di non accettare le opere compiute da chi lo ha preceduto. Se vogliamo è un sentimento positivo, perché dovrebbe indurre a fare meglio, a produrre di più, a mettere in campo opere sempre più importanti. Non sempre è così, purtroppo, e a Montegranaro stiamo vivendo una stagione in cui la dietrologia è l’unico argomento valido nell’opera amministrativa.
A fronte di una manutenzione ordinaria pressochè inesistente, in cui le strade sono ridotte a un colabrodo, la pubblica illuminazione è da terzo mondo, la pulizia generale del paese è inqualificabile, vediamo una precisa volontà di abbandonare le opere compiute dai precedenti amministratori lasciando che il tempo compia la sua azione distruttiva. Che certe opere del passato siano sempre state poco gradite all’attuale maggioranza è cosa nota e, in diversi casi, anche giustificabile. Ma le opere già realizzate e oramai diventate patrimonio cittadino non possono essere abbandonate.
È il caso della torre ascensore, per esempio, la cui illuminazione è ridotta – è proprio il caso di dirlo – al lumicino e nessuno cambia le lampade. È il caso della palla rotante di viale Gramsci, scomparsa nel nulla. Ma il simbolo dell’abbandono e dello sfregio per il patrimonio pubblico del paese prima ancora che dell’avversario politico sono le fontane.
Tutte le fontane di Montegranaro sono abbandonate, in pieno degrado, semidistrutte dall’incuria. Basti guardare la più grande, quella dell’incrocio della circonvallazione, che tra l’altro è una delle primissime rotatorie moderne comparse in Italia e costata un patrimonio, o quella di piazza Giordano Bruno o il fontanone del Villaggio dello Sport. Tutte, anche le più piccole, sono spente da ormai oltre tre anni, prive di qualsivoglia manutenzione, e il tempo sta inesorabilmente compiendo la sua opera distruttiva.
Non sono un bel vedere, le nostre fontane, e danno un’idea molto precisa di quale cura si abbia per questo paese, quale amore, quale rispetto per quello che è il patrimonio di tutti, già ampiamente pagato dai cittadini. Lasciare alla distruzione questi beni, che possono piace o non piacere, è un comportamento che si qualifica da solo.
                                      
Luca Craia

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