Abbiamo un
problema nel Piceno, e questo problema non lo possiamo risolvere con le
demagogie, con le posizioni ideologicamente bloccate, con i moralismi da
facciata. I problemi si risolvono solo quando si prende coscienza che il
problema c’è e va risolto. Per capirne la portata basta aprire un giornale
locale a caso in un giorno a caso. Una scorsa alla cronaca e troviamo una
sequela di notizie (oggi si parla di spaccio) che riportano fatti di cronaca in
cui i protagonisti sono, nella stragrande maggioranza dei casi, cittadini
magrebini immigrati in Italia. È evidente che c’è un fenomeno in atto e che
questo fenomeno è in piena evoluzione. Occorre capirlo e contrastarlo, prima
che sia troppo tardi.
In genere,
trattando questi argomenti, si viene automaticamente tacciati di razzismo. L’altro
giorno, avendo semplicemente raccontato un fatto in cui i protagonisti negativi
erano dei ragazzini magrebini, ancora una volta ho subito gli strali dei soliti
moralisti ideologici. Quindi sono preparato, fate pure. Però il problema c’è ed
è un problema che investe tutta la società italiana, ivi compresi gli stessi
immigrati onesti (e ce ne sono) che vengono infasciati insieme a tutte le altre
erbe.
A fronte di
un gran numero di persone oneste, venute dal nord dell’Africa, si sta
manifestando un fenomeno di alienazione sociale da parte di una parte di questi
stranieri che non sono riusciti ad adattarsi e a integrarsi nelle regole,
oltretutto blande, della nostra società. Questa alienazione produce, nelle
giovani generazioni, episodi di teppismo che preludono ad attività ben più gravi
una volta raggiunta l’età adatta, mentre negli adulti si arriva direttamente a
delinquere. La crisi favorisce il fenomeno, venendo a mancare per molti la
possibilità di un sostentamento economico legale e, non avendo quel sostegno che
per gli Italiani è costituito prevalentemente dai legami familiari e sociali
radicati, per lo straniero è estremamente facile cominciare a delinquere.
È un
problema grande per tutto il tessuto sociale contemporaneo, primi fra tutti per
gli stessi stranieri onesti che cercano di integrarsi. È un problema che va
risolto con l’applicazione severa delle regole e con la vigilanza. Ma serve
anche evitare l’alienazione delle nuove generazioni, procurando nuovi e più
efficaci sistemi di integrazione. Penso alla ghettizzazione di interi
quartieri, penso alla disparità di trattamento a livello di servizi sociali che
crea squilibri e tensioni. Penso alle scuole, con classi costituite
prevalentemente da stranieri, o all’atteggiamento assolutorio di larga parte
della cultura sedicente di sinistra nei confronti dei comportamenti illeciti
più lievi.
Occorre
smettere con l’ipocrisia e guardare in faccia alla realtà: il problema c’è ed è
evidentissimo. Per risolverlo bisogna sgombrare il campo dalle pregiudiziali
ideologiche e mettersi a ragionare in termini pratici. E, soprattutto, serve la
collaborazione degli stranieri stessi, di quella larga parte della comunità
magrebina che vive nella piena legalità. Anche loro sono vittime di questa
situazione ma devono rendersi conto che, se non sono i primi a ribellarsi a chi
delinque e li infanga, le conseguenze per loro potrebbero essere pesanti.
Luca
Craia
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