venerdì 3 febbraio 2017

Lo spaccio e il crimine in mano ai Magrebini. Abbiamo un problema.



Abbiamo un problema nel Piceno, e questo problema non lo possiamo risolvere con le demagogie, con le posizioni ideologicamente bloccate, con i moralismi da facciata. I problemi si risolvono solo quando si prende coscienza che il problema c’è e va risolto. Per capirne la portata basta aprire un giornale locale a caso in un giorno a caso. Una scorsa alla cronaca e troviamo una sequela di notizie (oggi si parla di spaccio) che riportano fatti di cronaca in cui i protagonisti sono, nella stragrande maggioranza dei casi, cittadini magrebini immigrati in Italia. È evidente che c’è un fenomeno in atto e che questo fenomeno è in piena evoluzione. Occorre capirlo e contrastarlo, prima che sia troppo tardi.
In genere, trattando questi argomenti, si viene automaticamente tacciati di razzismo. L’altro giorno, avendo semplicemente raccontato un fatto in cui i protagonisti negativi erano dei ragazzini magrebini, ancora una volta ho subito gli strali dei soliti moralisti ideologici. Quindi sono preparato, fate pure. Però il problema c’è ed è un problema che investe tutta la società italiana, ivi compresi gli stessi immigrati onesti (e ce ne sono) che vengono infasciati insieme a tutte le altre erbe.
A fronte di un gran numero di persone oneste, venute dal nord dell’Africa, si sta manifestando un fenomeno di alienazione sociale da parte di una parte di questi stranieri che non sono riusciti ad adattarsi e a integrarsi nelle regole, oltretutto blande, della nostra società. Questa alienazione produce, nelle giovani generazioni, episodi di teppismo che preludono ad attività ben più gravi una volta raggiunta l’età adatta, mentre negli adulti si arriva direttamente a delinquere. La crisi favorisce il fenomeno, venendo a mancare per molti la possibilità di un sostentamento economico legale e, non avendo quel sostegno che per gli Italiani è costituito prevalentemente dai legami familiari e sociali radicati, per lo straniero è estremamente facile cominciare a delinquere.
È un problema grande per tutto il tessuto sociale contemporaneo, primi fra tutti per gli stessi stranieri onesti che cercano di integrarsi. È un problema che va risolto con l’applicazione severa delle regole e con la vigilanza. Ma serve anche evitare l’alienazione delle nuove generazioni, procurando nuovi e più efficaci sistemi di integrazione. Penso alla ghettizzazione di interi quartieri, penso alla disparità di trattamento a livello di servizi sociali che crea squilibri e tensioni. Penso alle scuole, con classi costituite prevalentemente da stranieri, o all’atteggiamento assolutorio di larga parte della cultura sedicente di sinistra nei confronti dei comportamenti illeciti più lievi.
Occorre smettere con l’ipocrisia e guardare in faccia alla realtà: il problema c’è ed è evidentissimo. Per risolverlo bisogna sgombrare il campo dalle pregiudiziali ideologiche e mettersi a ragionare in termini pratici. E, soprattutto, serve la collaborazione degli stranieri stessi, di quella larga parte della comunità magrebina che vive nella piena legalità. Anche loro sono vittime di questa situazione ma devono rendersi conto che, se non sono i primi a ribellarsi a chi delinque e li infanga, le conseguenze per loro potrebbero essere pesanti.
                                      
Luca Craia

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