L’Ape
Ronza si è già occupata del caso di Marco Capotondi (leggi articolo),
l’operaio della raffineria API di Falconara protagonista di un brutto caso
giudiziario a causa del quale ha perso il lavoro ma, soprattutto, ha rischiato
di perdere la dignità. Ma non l’ha persa, Marco, la sua dignità e questo
comunicato che mi ha appena mandato e che pubblico integralmente lo dimostra.
Con
questo comunicato, intendo informare l’Opinione pubblica riguardo alla mia
ferma decisione di avvalermi del diritto personalissimo di RINUNCIA ALLA
PRESCRIZIONE del reato di concorso morale in furto per il quale sono stato
condannato a 10 mesi di reclusione dalla Corte di Appello del Tribunale di
Ancona.
Avevo
già esternato questa mia volontà nella video inchiesta pubblicata il 2 novembre
2016 – visibile su https://youtu.be/RPR1gUWYRfo - che ha rivisitato i
molteplici dubbi che hanno riguardato la mia vicenda processuale, ma dato che
entro maggio 2017 si dovrà celebrare l’udienza presso la Suprema Corte di
Cassazione che dovrà stabilire o meno l’annullamento della sentenza della Corte
di Appello di Ancona, oggi ritengo necessario manifestare pubblicamente, con
ogni mezzo concessomi, la mia ferma volontà:
MI RIFIUTO DI LUCRARE SULLA
POSSIBILE PRESCRIZIONE PERCHE’ RITENGO CHE LA MIA ESTRANEITA’ AI FURTI POSSA E
DEBBA ESSERE PROVATA!
Per
questo motivo, il giorno dell’udienza presso la Suprema Corte di Cassazione,
sarò presente insieme al mio Avvocato Dott. Alberto Lucchetti per dichiarare la
RINUNCIA ALLA PRESCRIZIONE.
Di
seguito, ricapitolo brevemente la vicenda oggetto del presente comunicato.
Il
31 ottobre 2012 sono stato condannato a 2 anni e 1 mese per concorso morale nel
furto di gas propano liquido ai danni della raffineria API di Falconara
Marittima (AN), furti avvenuti nel 2007.
Pena
ridotta a 10 mesi dalla Corte di Appello.
Sono
stato licenziato insieme ad altri 10 lavoratori ritenuti responsabili.
Erano
32 anni che lavoravo alla raffineria API di Falconara M.
Ma
prima del definitivo licenziamento avvenuto ad agosto 2015, due Giudici del
Lavoro mi avevano reintegrato motivando che non esiste “alcuna ragionevole certezza sulla responsabilità personale” e che
vi è “la ragionevole insussistenza del
fatto addebitato”.
Non
ho commesso i furti, non ho visto chi li commetteva e non ho mai ricevuto
denaro da chi li commetteva.
Non sono mai presente nelle immagini dei furti
registrate dalla Guardia di Finanza, come mostra la video inchiesta e come
hanno scritto i Giudici sia del primo che del secondo grado.
Non
mi rassegno allo stigma del complice dei ladri!
Grazie
per la cortese attenzione
Marco Capotondi
Nessun commento:
Posta un commento