Ieri a
Montegranaro potevi andare in giro nudo che non se ne sarebbe accorto nessuno,
tanto nessuno c’era. Un paese buio, in cui diventa persino difficile
attraversare la strada ma, tanto, chi vuoi che la attraversi? Non c’è nessuno.
Spettrale, un silenzio di tomba interrotto solo dal suono di qualche televisore
che esce dalle finestre chiuse insieme a una luce fioca a proiettarsi su un
selciato freddo e incalpestato. Camminare per Montegranaro di domenica è
impresa leopardiana, serve solo a rinfocolare la malinconia o a fartela venire.
Fa venir voglia di lunedì.
Archiviamo l’ennesimo
fine settimana di tristezza e tedio montegranarese. Montegranaro è sempre stato
poco vivace la domenica, ma in questi ultimi tempi è diventato spettrale: tutto
chiuso, persino qualche locale che ci aveva provato a fare qualcosa, a far
smuovere l’ago dell’elettrocardiogramma di un paese in coma. Persino le chiese
sono chiuse, a causa del terremoto, della lentezza burocratica e dell’incapacità
di decidere del Comune. Il cinema? Da noi lo fa un’associazione privata, con
fondi propri, e non può certo garantire proiezioni costanti per tutta la
stagione. Iniziative? Ogni tanto qualche associazione si inventa qualcosa, ma
non ci sono più nemmeno gli spazi per fare eventi, non c’è un auditorium, non c’è
una sala adatta. E poi, diciamolo: anche le associazioni, a un certo punto,
dovendo lottare non solo con la refrattarietà dei Montegranaresi ma anche
contro gli stessi amministratori che troppo spesso remano contro, boicottano e
putano veleno su quelle che non sono iniziative “amiche”, si stancano e
mollano, almeno un po’.
Il Comune
cosa potrebbe fare? Molto. Potrebbe incentivare le iniziative delle
associazioni, tanto per iniziare, invece di affossarle. Potrebbe sbrigarsi a
far riaprire le chiese. Potrebbe sbrigarsi a far riaprire l’Officina delle
Arti. Queste le cose facili. Ma potrebbe anche investire, sostenere i locali
pubblici e incentivare l’apertura di nuovi esercizi. Potrebbe mettere a
disposizione il proprio patrimonio immobiliare in centro per vivacizzarlo
(quasi tutti i locali che si affacciano su piazza Mazzini sono del Comune).
Avrebbe potuto riattivare il cinema, spendendo anche poco. Con 70.000 Euro, da
dividere col gestore che era disposto a pagare la metà, avrebbe potuto
sistemare la sala e ridarla in gestione per avere il cinema tutte le settimane,
muovendo qualcosa, almeno provando a muoverla.
Siamo
passati dalla città-giardino di Basso alla città-fantasma. Una volta nella
testa di chi amministrava c’era l’idea del problema e della sua soluzione, il
vecchio concetto del paese-fabbrica da convertire, quel concetto che ispirò,
negli anni ’80, opere importanti, a volte esagerate, come viale Gramsci di
allora, trasformando una scarpata in un giardino. Oggi il paese fabbrica non c’è
più perché mancano le fabbriche. C’è rimasto il paese, moribondo, vuoto,
silenzioso. E non ci sono idee.
Quello che
manca è il progetto, come sempre. Quello che manca è la volontà. Soprattutto
quello che manca è l’amore per questo paese. Si ha la netta impressione che chi
ci amministra non nutra alcun sentimento per Montegranaro, e questo nella
migliore delle ipotesi. La peggiore è che ne nutra di negativi. I risultati si
vedono. Andate in giro per Montegranaro di domenica pomeriggio e li vedrete
anche voi.
Luca
Craia
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