La questione
del Villaggio del Lavoro di Montegranaro è davvero brutta perché, oltre a dare
a un eventuale visitatore un’immagine estremamente negativa del paese
(immagine, però, anche estremamente fedele alla realtà, purtroppo), nel suo svilupparsi
alla ricerca di una soluzione per sistemare quantomeno il manto stradale delle
vie principali della zona industriale del Chienti, sta mostrando gli aspetti peggiori della
nostra politica e della nostra società. Il resoconto quotidiano che ne dà la
stampa è lampante, e quanto l'informazione stessa, come stamane, ci regala fiumi di inchiostro che parlano solo di dietrologia, abbiamo il netto segnale di come non sia così importante il fare
quanto la ricerca di consensi, dell’applauso di quella tifoseria che ha
sostituito, a Montegranaro, l’elettorato.
Leggere l’articolo
del Corriere Adriatico di stamane è sconfortante: un imprenditore che sembra
più preoccupato di precisare di chi sia la responsabilità del degrado che di
risolverlo, esce sul giornale solo per dire che non è vero quello che ha detto
questo o quello piuttosto che dare forza alla richiesta di intervento urgente
scaturita dai colleghi, in particolare da Bigioni che fa da capofila a un
gruppo di industriali esasperati. È vero quello che dice Gismondi o è vero
quello che dice Perugini? La risposta intelligente dovrebbe essere “e chi se ne
frega?”. Invece c’è un’intera paginata di giornale che disquisisce di
dietrologia, dando un preciso spaccato di quella politica stagnante che, con la
dietrologia, appunto, si autoassolve del proprio immobilismo e della propria
incapacità di prendere iniziative.
È l’indice
di come vanno le cose a Montegranaro, in generale, non solo per questo caso
specifico. Si è sempre alla ricerca del colpevole, mai della soluzione. C’è
sempre un rimpallarsi di accuse ma non c’è mai la volontà di sedersi tutti
intorno a un tavolo a cercare la soluzione. Il risultato lo vediamo. Un paese
abbandonato a se stesso che si sgretola urbanisticamente, economicamente e
socialmente, mentre chi dovrebbe proporre soluzioni e dare risposte concrete
brucia forze ed energie nel cercare nuove accuse per l’avversario e trovare
giustificazioni per se stesso. E la cosa triste è che l’elettore, trasformato
in tifoso, applaude a ogni goal, si arrabbia a ogni fallo e non vede che,
intanto, il campo è diventato una palude.
Luca
Craia
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