Come ho
sempre detto, fin dalla prima edizione, l’idea di trasformare la piazza in un
giardino è ottima e va perseguita con convinzione, anche se ci vuole tempo per
farla partire. Già quest’anno, ed è il secondo, l’affluenza è stata nettamente
migliore rispetto all’anno scorso, il che dovrebbe incoraggiare l’Assessore
Beverati a tirare dritto, per una volta che azzecca un’iniziativa. Gente ce n’era,
anche se non c’era la ressa, e probabilmente l’anno prossimo ce ne sarà di più perché
la piazza, vestita di fiori e piante, è davvero bella.
Anche la
fiera, tutto sommato, è riuscita. Temevo il deserto, con la sempre più forte
propensione della gente ad andare per centri commerciali a respirare aria
condizionata invece di quella naturale, e invece, comunque, la fiera di San
Giuseppe è stata frequentata. Certo non c’è più la ressa di una volta, quando
non si riusciva a passare né per viale Gramsci né per viale Zaccagnini, né ci
sono le bancarelle di una volta, che arrivavano, a volte, quasi fino alla
fontana della circonvallazione. Ma, visti i tempi grami, ci si può anche
accontentare.
Un conto,
però, è accontentarsi, un conto è dichiarare trionfi inesistenti. L’articolo di
stamane del Corriere Adriatico parla di folle oceaniche che non ci sono state e
di bancarelle accatastate l’una sull’altra mentre c’erano ampi spazi vuoti,
segno che molti commercianti hanno disertato l’iniziativa, per quanto storica.
Sembra quasi che il giornalista sia andato da un’altra parte e si sia confuso,
oppure che dovesse bilanciare la critica costante e quotidiana sulle strade
groviera della zona industriale con un elogio che, francamente, non ci sta
proprio. Ma si sa, sono tempi difficili per il giornalismo italiano.
Luca
Craia
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