Il tanto
atteso incontro con i residenti del centro storico per illustrare il bilancio è
avvenuto ieri sera, in un clima tutto sommato costruttivo, a parte qualche
piccola intemperanza del Sindaco che fa fatica a dominare la sua indole
aggressiva. C’è stata anche una certa partecipazione, al contrario di quanto
avveniva in passato, quando questi incontri andavano deserti: c’erano una
trentina di persone che, tolta la claque abituale, per lo più ubaldiana,
lasciavano comunque un numero di residenti reali di una ventina di persone
attente, partecipi e civili, nonostante l’esasperazione palpabile.
L’esasperazione
è più che motivata, dopo decenni di
abbandono e di promesse non mantenute, tra le quali anche quelle dell’attuale
amministrazione che, nei primi tre anni di mandato, non ha fatto praticamente
nulla per il centro storico. La richiesta di muovere qualcosa è venuta da
tutti, a partire dalle piccole cose, ma è chiaro che serva un progetto che, al
momento, non c’è. E c’è un concetto strisciante pericoloso – e nel mio
intervento l’ho sottolineato con forza – che è quello di confondere l’idea di centro con quella di centro storico. I
problemi del centro non sono i problemi del centro storico ma i problemi del
centro storico sono i problemi del centro e di tutto il paese. Intervenire in viale Gramsci per fermare la frana è giusto e doveroso, ma non equivale a interenire nel centro storico. Così come è ora
di smettere con la competizione per
stabilire quale sia il quartiere più degradato, brutta gara alla quale gli
amministratori non dovrebbero prestarsi. Il degrado è una malattia contagiosa,
ma il centro storico ne soffre da talmente tanto tempo che non può esserci
paragone tra la situazione del castello e quella di altri quartieri, per quanto
grave essa possa essere.
Il punto è
che, anche in questo bilancio, non ci sono
soldi per il centro storico. E non c’è un progetto, non ancora, almeno. E
questo sarebbe sufficiente per chiudere ogni possibilità di credito verso l’amministrazione
comunale e verso l’assessore al centro storico Beverati. Ma qualche segnale c’è,
e forse è dovuto alla pressione positiva
derivante dall’accordo tra Arkeo, Labirinto e Città Vecchia e dalle
proposte e critiche costruttive che ne sono scaturite. Fatto sta che si vuole
partire con una ricognizione di stabili
e strutture, effettuata con l’ausilio di un professionista esterno al quale
si darà incarico a breve, questo perché l’ufficio tecnico comunale non riesce
con il suo organico a seguire questa complessa situazione.
L’incarico a
un consulente è un fatto nuovo, per quanto piccolo, ed è un segnale che va
nella direzione giusta, anche perché è stata dichiarata la volontà, che poi
dovremo verificare, di collaborare con
le associazioni che lavorano sul campo, quindi con Arkeo, Labirinto e Città
Vecchia. È logico che, se si vuole realizzare un progetto o, quanto meno,
rendere attuale quello del 2009 realizzato dallo stesso Beverati, è necessario
avere un quadro della situazione quanto più preciso. E questo merita un minimo di credito.
Si è anche finalmente
preso coscienza che è necessario intervenire
sulle messe in sicurezza in essere, e che lo si può fare agendo sull’occupazione
del suolo pubblico delle impalcature. Lo dico da almeno dieci anni e sentirlo
dire da un amministratore è confortante. C’è anche un mutamento nell’atteggiamento
di Beverati sull’opportunità di
abbattere alcuni edifici, fino a poco fa ipotesi impercorribile mentre ora
pare si possa fare.
Non c’è un
soldo per il centro storico in questo bilancio, ma c’è la ristrutturazione del municipio (500.000 Euro) e questo è
imprescindibile, perché non si può chiedere al privato di ristrutturare quando
la casa comune è inagibile. Pare anche che si possa giungere alla riapertura di San Serafino in tempi brevi,
con un decreto di somma urgenza e l’apposizione di alcuni tiranti, quattro o
sei, intervento che, francamente, mi lascia perplesso; ma vedremo.
Per il
centro storico, l’ho ribadito anche ieri sera, serve un progetto, una visione di insieme di lungo, lunghissimo respiro.
Serve un investimento importante e costante nel tempo. Serve soprattutto iniziare
e non più procrastinare. Forse siamo di fronte a un inizio, forse all’ennesima
frottola. Fatto sta che Beverati ha promesso le proprie dimissioni se entro breve non si abbatteranno gli stabili pericolanti
di via Volontari, e qui mi sono fatto un appunto.
Luca
Craia
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