È allarmante
il rapporto dell’Osservatorio Regionale Dipendenze diffuso la scorsa settimana
circa la diffusione di comportamenti a rischio dipendenza: i dati parlano di un
enorme aumento nell’uso di droghe, alcool e nella ludopatia. Va tenuto ben
presente che i dati presentati si riferiscono a casi di persone che sono
ricorse ai Servizi Territoriali per le
Dipendenze Patologiche dell’Asur Marche, quindi è lecito pensare che siano solo
una parte di quanti abusino di sostanze e gioco.
Le droghe
segnano un netto ritorno dell’eroina, non più iniettata come un tempo ma
mescolata ad altre sostanze e assunta sotto diverse forme, ma è molto diffuso l’uso
di cannabinoidi e cocaina (da 4852 casi nel 2005 a 5420 nel 2015). I
casi di alcolismo passano da 1231 del 2005 a 1640 del 2015. La
ludopatia, invece, non ha raffronti rilevanti in quanto problematica sociale e
sanitaria di recente identificazione.
Sono dati
estremamente preoccupanti anche alla luce non solo della scarsa efficienza nel
contrastare i fenomeni ma anche perché, in alcuni casi, si evidenzia come essi
vengano incoraggiati. In particolare mi riferisco alla ludopatia che, seppure
identificata come patologia, viene addirittura sostenuta dallo Stato, da esso
promossa e per nulla ostacolata, con larga diffusione di punti gioco e
promozione di lotterie istantanee e scommesse di vario tipo.
La Regione
Marche demanda ai Comuni gran parte dell’onere di contrastare il fenomeno. In
effetti alcune città hanno predisposto regolamenti comunali appositi che
impediscono l’installazione di sale slot in vicinanza di luoghi di aggregazione
giovanili. Non solo scuole, quindi, ma anche palestre, campi gioco e qualsiasi
luogo pubblico identificabile come punto di socializzazione per i giovani. In
questo modo, spesso, si riesce ad evitare quasi del tutto l’installazione di
questi micidiali apparecchi sul suolo comunale. L’iniziativa, però, risulta
sporadica e, quindi, poco efficace. Sono pochissimi i Comuni che l’hanno
intrapresa e ancora pochi quelli che fanno rispettare anche soltanto la
distanza dalle scuole. Per quanto riguarda la ludopatia negli adulti, invece,
nulla si sta facendo mentre si registra una sistematica promozione dei
meccanismi di gioco d’azzardo anche sulla stampa normale, con promozioni
mascherate da notizie (per esempio i titoloni ogni volta che qualcuno vince al
Gratta e Vinci).
Le droghe e
l’alcool sono diffusissime tra i giovani e anche qui si registra un nulla di
fatto per la prevenzione. La cultura dell’epoca è quella dello sballo, della
vita di notte, dell’impossibilità di divertirsi restando sobri. Ecco allora che
sorgono locali in cui si va solo per bere e ubriacarsi, in cui si promuove la
bevuta a oltranza e in cui, poi, si susseguono episodi e fatti di cronaca. Le
droghe oggi sono facilissime da reperire e altrettanto facili da assumere. Non
c’è più nemmeno l’onere di farsi un’iniezione. Per questo sono ancopra più pericolose
del passato. C’è, infine, da registrare un concetto strisciante che vorrebbe
far passare come non pericolose le droghe leggere e i cannabinoidi, cosa non
vera sia per quanto riguarda la dipendenza, che se non è fisica è psicologica,
sia per l’impatto sociale e la pericolosità di una persona non in possesso
delle piene facoltà mentali e fisiche. Ma, secondo una certa parte culturale,
farsi una canna è totalmente lecito.
In un
panorama di questo tipo è difficile pensare a un’inversione di tendenza nei
dati di cui sopra. Temo che la prossima pubblicazione statistica porterà dati
ben peggiori, se non si interviene con politiche repressive ed educative
efficaci. E la strada non sembra essere quella.
Luca
Craia
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