C’era una
volta un regno lontano dove regnava il Re Ciliegiolo, vassallo dell’Imperatore Lorenzone il Magnifico. Un giorno al Re venne in mente una bella idea:
facciamo un bella centrale per bruciare l'immondizia e produrre energia. Ci facciamo mandare l’immondizia da mezzo mondo e
guadagnamo e poi vendiamo la corrente che produciamo. Un colpo di genio. Lo
disse al suo consigliere personale, Gessino Del Fabbro che, però, lo
sconsigliò: la gente poi si arrabbia, quella roba puzza, fa male, abbiamo bisogno del consenso popolare, se
si arrabbia la gente l’imperatore piange e via discorrendo. Così, a malincuore, il Re accantonò l’idea, coltivando segretamente il proposito di
ritirarla fuori appena se ne fosse presentata l’occasione.
E l’occasione
venne: arrivò un tremendo terremoto che butto giù interi paesi nella zona
vicina alle montagne del Regno. E il Re, che non era stupido per
niente, capì che quella era l’occasione. Prese tutta la gente che era rimasta
senza casa e, invece di dargli una casa nuova, la portò via da quei paesi mezzi
crollati e la mise in giro per tutto il Regno, un po’ qua e un po’ là. Più
lontana stava, la gente, meglio era, così le persone che si conoscevano da una vita non parlavano tra loro e non circolavano idee strane. In questo
modo tutta quella parte del Regno che era stata mezza distrutta dal terremoto
rimase quasi senza abitanti, eccetto qualche matto che ancora stava là e
protestava. Ma tanto non lo sentiva nessuno.
Così il Re, con la benedizione dell’Imperatore, costruì non una ma
tante fabbiche di fumo e veleno, e lo fece
proprio al posto dei paesi che il terremoto aveva distrutto. E nessuno protestò
perché lì, a protestare, non c’era rimasto nessuno. E tutti vissero felici e
contenti, un po’ più avvelenati ma ignari e contenti.
(Questa è
una favola, e come ogni favola ha una sua morale. È opera di fantasia, per cui
ogni riferimento a fatti e personaggi reali è puramente casuale)
Luca
Craia
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