Non dice castronerie,
il Presidente del Consiglio Gentiloni, anche se l’affermazione sembra quasi una
battuta. Ripartire dal ciauscolo ma, soprattutto, “limitare i danni collaterali tipo evitare che si sparga la voce che
quella Regione non è più attrattiva da un punto di vista turistico”. È sacrosanto,
ma la politica attuata dal suo collega di partito, Luca Ceriscioli, a livello
regionale va in tutt’altra direzione. Ripartire dal turismo, quindi, per
rilanciare le Marche dopo il terremoto e farle tornare belle e forti come prima
si può fare, ma occorre capire bene come farlo.
Il problema,
probabilmente, è che il Presidente delle Marche non ha bene in mente la
geografia della Regione che amministra, oltre a non avere affatto idea di
quello che si sta facendo. Rilanciare il turismo è fondamentale, specie per
zone che vivono prevalentemente di questo. Ma se non si ripristina celermente
la viabilità e se non si dà modo alle aziende che operano nella ricettività e
nell’accoglienza di riprendere a pieno l’attività, stiamo gettando, come
sempre, parole al vento.
Ma occorre
anche intervenire sui monumenti e sulle opere d’arte, che sono l’attrattiva
principale delle zone terremotate. Non possiamo pensare di fare venire i
turisti a visitare le macerie, occorre agire immediatamente anche sul restauro
dei beni architettonici, dando nel frattempo casa alle opere trasferite in
strutture in loco, non a Osimo.
Facciamo
turismo per fa ripartire l’economia, certo, ma prima riportiamo la gente a
casa, perché non si può portare i turisti a visitare città fantasma. Ecco,
tutto questo Gentiloni deve averlo bene in mente, come deve avere bene in mente
che portare i turisti a Pesaro non aiuta Macerata, Fermo e Ascoli. Per
farglielo capire c’è il Presidente della Regione Marche che, però, non sembra
averlo ben capito nemmeno lui. Quindi si rischia di sprecare altri soldi in
spot pubblicitari che pubblicizzano una zona che ancora non è in grado di
accogliere turisti.
Luca
Craia
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