Italiani,
pizza, mafia e mandolino. Brutti, sporchi, cattivi. Popolo di delinquenti. E
soprattutto, razzisti. A dare questa bella immagine di noi Italiani non sono i
cugini francesi, sempre pronti a giudicarci male, né gli Americani, noti per
ragionare per stereotipi. Non sono i Russi, né i Cinesi. Questo giudizio lusinghiero
arriva dagli stessi Italiani o, quanto meno, da una parte di essi. C’è una
smania di denigrare il nostro Paese, una voglia di generalizzare e arrotondare
per difetto disarmante. In Italia è tutto negativo e, soprattutto, gli Italiani
sono delle carogne.
Mi capita
spesso di discutere di razzismo e immigrazione sui social sia con persone che
conosco bene, ma che in quell’ambiente si vestono da santoni, sia con ignoti
santoni che pontificano e forniscono sermoni non richiesti con tanto di
pippotto e insulti in abbondanza per chi non pensi alla stessa maniera. Esiste
un’ala della sinistra italiana che ritiene che in Italia siamo tutti razzisti,
e vive in un mondo ovattato, distante dalla realtà, dove non riesce a scorgere
le tante sfumature che ci sono e che fanno di qualsiasi problema non una
questione di bianco o nero ma una ridda di sfaccettature cangianti nelle quali
le analisi non possono essere sempre tra buono e cattivo.
Non voglio
mettermi qui ad analizzare un problema che richiederebbe molte più battute di
quelle che normalmente si scrivono su un blog, un problema di cui si occupano
sociologi e antropologi molto più preparati sia di me che di tanti di quei
santoni di cui sopra. Però vorrei dare un lampo della mia visione delle cose.
Ritengo che l’Italia
e gli Italiani abbiano dimostrato e stanno tutt’ora dimostrando grande
apertura, generosità ed elasticità nell’accoglienza degli stranieri. Lo
facciamo da anni, anche se poi ci lamentiamo e, magari, facciamo discorsi che
sanno di razzismo. Nei fatti gli Italiani hanno dimostrato di essere tutt’altro
che razzisti. Ma una legislazione inadeguata e i soliti intrallazzi di chi deve
lucrare su tutto con la complicità della politica stanno esasperando gli animi.
A questo va unita la sensazione di insicurezza derivante dalla cronaca, che
troppo spesso vede immigrati protagonisti e ancora più spesso impuntiti di
fronte alla giustizia. Ci sono disparità di trattamento tra chi ha bisogno, a
vantaggio degli stranieri piuttosto che degli Italiani, e questo contribuisce a
esacerbare gli animi.
Ci sono
difficoltà di confronto culturale, di integrazione, difficoltà che sono ben
visibili la chi le vive in prima persona, nei quartieri misti, nelle zone
urbane che si stanno ghettizzando. Questi problemi diventano invisibili alla
lente dell’ideologia, di chi ragiona magari anche impegnandosi nel volontariato
ma non calandosi nelle realtà sociali urbane. Figuriamoci se chi pontifica dal
divano di casa potrà mai avere un quadro della realtà reale se non quello che
si costruisca da solo cogliendo voci e mescolandole a costrutti ideologici.
Per essere
efficaci nel proposito di aiutare l’integrazione bisogna avere una visione
obiettiva. Purtroppo oggi molte persone impegnate, sia materialmente che
moralmente, in questo campo non riescono ad avere questa obiettività e,
semplicisticamente, vedono solo i difetti dei propri connazionali. In questo
modo aumentano le distanze e sortiscono l’effetto contrario, creando nuove
difficoltà ai processi di integrazione.
E infine gli
Italiani. Si dice “Italiani, brava gente”. Io sono d’accordo. Io sono Italiano
e mi reputo una brava persona, e conosco tantissimi Italiani, la stragrande
maggioranza, che sono brave persone, aperte, generose, accoglienti. Gli
Italiani non meritano di essere sviliti da pensieri semplicistici o da
ragionamenti dettati da preconcetti culturali e ideologici. Gli Italiani
meritano più rispetto, prima di tutti dagli altri Italiani.
Luca
Craia
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