Mi auguro
che il ragionamento contenuto nell’articolo di Pagliariccio di stamane, sul
Corriere Adriatico, sia frutto di una cattiva digestione del giornalista e non
da qualche scambio di opinioni con l’Amministrazione Comunale, specialmente con
l’assessore Beverati. Altrimenti siamo di fronte a un progetto che distruggerà
definitivamente ogni futura speranza per il centro storico di Montegranaro.
Pagliariccio si accorge finalmente dei problemi demografici montegranaresi (ne
abbiamo parlato qui già lo scorso gennaio – leggi l’articolo),
grazie alla pubblicazione della situazione anagrafica dei comuni da parte dell’ISTAT.
Da questi dati si evince come la popolazione montegranarese sia in decisa
decrescita e il dato è sicuramente preoccupante se non drammatico in quanto,
perdurando questa tendenza, in tempi brevi avremo problemi sociali e
urbanistici enormi. Ma la soluzione indicata dal giornalista è spaventosa.
“Politiche che favoriscano l’insediamento
lavorativo ed abitativo di giovani da un lato, ma anche di inserimento e
integrazione degli immigrati dall’altro, sono le due chiavi per evitare che
borghi come Montegranaro vadano a morire” dice Pagliariccio. Se la prima
parte del ragionamento è condivisibilissima, la seconda, a mio modesto parere,
è un incubo. È evidente che l’indicazione sia di incentivare l’afflusso di
immigrati per compensare la perdita di cittadini autoctoni. Questo è uno dei
motivi di degrado del centro storico, che vede nella sua progressiva
trasformazioni in ghetto per stranieri uno degli aspetti più deleteri dell’attuale
situazione negativa. E qui si suggerisce di adottare questa politica come
soluzione.
“Il ventilato progetto per il centro storico,
nel caso specifico veregrense, dovrebbe andare in quella direzione”
ribadisce Pagliariccio. È una soluzione catastrofica, perché renderebbe il
centro storico di Montegranaro una sorta di Little Marocco e, potenzialmente,
un nuovo caso di ghetto fuori dalle regole come, per esempio, l’Hotel House di
Porto Recanati. Allontanerebbe gli investimenti e le attività commerciali,
abbatterebbe il valore immobiliare. Nel contempo andrebbe in direzione
contraria a ogni politica di integrazione, ammassando gli stranieri in un unico
luogo e rendendo inutili gli sforzi di apertura e assorbimento sociale.
Se l’articolo
parla di un’ipotesi giornalistica, pur essendo questa inaccettabile e priva di
ogni logica positiva, sarebbe meno grave. Ma se fosse l’interpretazione della
volontà politica di Beverati, che sta in questi giorni mettendo mano alla
realizzazione di un progetto per il centro storico e il suo recupero, la
questione sarebbe gravissima e renderebbero necessarie urgenti contromisure per
impedire la realizzazione di una tale abominio.
Luca Craia
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