La notizia
buona è che stanno iniziando i restauri delle opere salvate da siti colpiti dal
terremoto e alloggiate nella Mole Vanvitelliana di Ancona. La cattiva notizia,
almeno potenziale, è che le opere non sono alloggiate nelle aree di
appartenenza, il che fa sorgere qualche timore, legittimato da situazioni
pregresse, tipo l’annosa contesa relativa ai Bronzi di Cartoceto. Insomma, non
vorremmo che Ancona provi a prendersi tutto, come capita talvolta.
Sono ben 750
le opere alloggiate al Lazzaretto, su un totale di circa 7000 oggetti d’arte
messi in salvo dai Carabinieri e dagli uomini del Mibact. Un quantitativo
notevole, superiore al 10% del totale. Il resto delle opere, la gran parte, a
dire il vero, è stato catalogato e stivato in siti sicuri all’interno dei
territori provinciali di appartenenza. Quelle finite ad Ancona sono sicuramente
in ottime mani che provvederanno a “stabilizzarle” se non proprio a restaurarle
secondo un protocollo messo a punto col Ministero.
Quello che,
però, è fondamentale e va detto fin da subito in maniera chiara, è che il tutto
deve tassativamente tornare nel luogo di provenienza o, quando ciò non sia
possibile, in strutture il più vicino possibile all’origine. Le zone delle
Marche colpite dal terremoto vivono di un’economia in cui il turismo culturale
è parte fondamentale. La presenza di queste opere d’arte nelle città di origine
è imprescindibile per questa economia. È quindi necessario adoperarsi in ogni
modo per restaurare le strutture che le ospitavano per poi ricollocarvi le
opere nel più breve tempo possibile. Impensabile e inaccettabile che anche un
solo oggetto resti ad Ancona.
Luca
Craia
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