“Il danno vero non è stato il terremoto”, si sfoga
Giuliano Pazzaglini, Sindaco di Visso, una delle città marchigiane maggiormente
colpite dal sisma. Il motivo dello sfogo è semplice: la burocrazia continua a
creare rallentamenti, intoppi, difficoltà che andranno ad aggravare il già
pesante quadro della ripresa dopo il terremoto. Nella fattispecie, la Regione
Marche, per erogare i contributi per l’autonoma sistemazione, ora pretende,
oltre ai dati già in possesso, ulteriori dati che i cittadini sono tenuti a
trasmettere con la massima urgenza, pena l’esclusione dal contributo. Si tratta
di stupidaggini, come l’indirizzo esatto dell’abitazione provvisoria, a che
titolo la si occupa o i dati del proprietario. Quisquiglie che, però,
rallenteranno senz’altro l’iter che, già di per sé, era l’esatto contrario
della procedura snella e veloce che ci si aspetterebbe in questi casi.
L’amarezza del Sindaco di Visso, espressa chiaramente
sulla stampa nei giorni scorsi, si riferisce a una lunga serie di ritardi e
disservizi che stanno demoralizzando non soltanto il primo cittadino della
“capitale” dell’alto Nera, ma molti cittadini. L’esasperazione è palpabile e
già sui social e tra le gente comincia a circolare la parola “referendum” e qualcuno sta
ragionando sulla possibilità di passare in Umbria, seguendo le orme di un’altra
enclave in terra Marchigiana, il Montefeltro, passata in Emilia Romagna qualche
anno fa.
L’eventualità di un referendum e di un passaggio
dell’alto Nera in Umbria sarebbe una iattura per le Marche. Si tratta di un
territorio prezioso per l’economia turistica regionale, e lasciarlo scappare a
causa di politici incapaci e burocrati ingessati sarebbe imperdonabile. Ma
l’unica via per fermare questa malaugurata possibilità è quella di iniziare
subito ad essere più efficienti. E ad Ancona non sembra sia questa l’aria che
tira.
Luca Craia
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