L’iniziativa di Moreno Pieroni, assessore al turismo della Regione
Marche, di fare un grande spot promozionale per rilanciare il turismo
marchigiano massacrato dalle conseguenze del terremoto, sarebbe un’idea
apprezzabile e sostenibile, in un mondo ideale. Ma il nostro, di mondo, ideale
proprio non è, anche a causa del pressapochismo, dell’incapacità e, forse,
anche della malafede di politici e burocrati nella cui categoria si inserisce,
volente o nolente, anche lo stesso Pieroni.
Stride, invece che entusiasmare, la presentazione della campagna
pubblicitaria chiamata, senza grande sforzo di fantasia, ViviAmo le Marche. Stride
perché, se è vero che le Marche hanno più che mai bisogno di ripartire dopo il crollo
verticale delle prenotazioni registrato a seguito del terremoto, pare evidente
che non siano pronte, e non perché gli operatori abbiano dormito, ma perché il
Governo e la Regione Marche, promotrice dell’iniziativa, hanno fatto del tutto perché
tutto rimanesse fermo.
Vogliamo portare i turisti nelle Marche? Abbiamo il caos di dove
mettere gli sfollati, che ora sono in quelle strutture che dovranno ospitare i
turisti. Abbiamo la zona montana dove ancora non sono state nemmeno portate via
le macerie. Abbiamo mezza economia transumante, abbiamo attività commerciali
che chiudono sui Sibillini per riaprire sulla costa. Abbiamo intere zone dove
non c’è più una popolazione. Tutto questo lo abbiamo a sud. A nord no, a nord sicuramente
godranno dei benefici della campagna.
A sud, invece, aspettano iniziative non per portare i turisti ma
per tornare alla normalità. Mentre l’assessore fa la sua presentazione a Bit di
Milano circondato da Vip, in Valnerina c’è l’arteria principale di collegamento
con l’ovest chiusa da mesi in attesa che si capisca cosa si debba fare. Sulla
costa ci sono gli sfollati che vengono sbattuti, in lacrime, da una struttura
all’altra. In tutto il territorio delle tre province più colpite ancora non sono
nemmeno terminati i sopralluoghi.
Vero, bisogna guardare avanti, bisogna investire per il futuro. Ma
quale futuro stanno disegnando per i Sibillini, ad Ancona?
Luca
Craia
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