Che l’acqua della zona
dell’Alto Nera e, comunque, della zona montana, quella colpita dal terremoto
del 2016, facesse gola a molti s’era capito da tempo. Che il terremoto e il
conseguente spopolamento fossero una benedizione per chi aveva mire sull’acqua
era un’ipotesi percorribile. Che questa ipotesi potesse essere una spiegazione
alle politiche attuate finora e sostanzialmente volte ad accentuare lo
spopolamento delle zone montane pareva quasi fantascienza ma neanche tanto.
L’acqua dell’Alto Nera è
tanta, è buona, ma fa parte di un equilibrio naturale e sociale molto delicato,
equilibrio di cui si è tenuto conto quando si è stabilita la quota di acqua da
destinarsi ai comuni dell’Ambito Territoriale Ottimale 3, che comprende quasi
tutta la provincia di Macerata, compreso il capoluogo, e alcuni comuni del sud
di quella di Ancona. Ma i vertici dell’Acquedotto del Nera e quelli dell’ATO3
hanno reputato questa quota insufficiente, guarda caso proprio dopo il
terremoto, tanto da proporre, la scorsa settimana, ricorso al TAR per aumentare
questa quota.
Ovviamente c’è stata la ferma
opposizione dell’Ente Parco che ha tirato fuori tutti i dati, dati che parlano
di danni potenziali enormi se l’intenzione dell’ATO3 verrà ratificata dal TAR.
Del resto è noto che la stessa economia dell’Alto Nera si basa sull’acqua,
basti pensare agli allevamenti di trote, alle numerosissime fonti, alle
industrie legate all’acqua. Ma, al momento, il ricorso sta andando avanti.
Poi capita questo: ieri notte, a Visso, l’acqua è stata razionata, dalle ore 21.30 alle 6.30 del mattino e sembra che
il razionamento sia destinato a protrarsi nel tempo. Al momento non è noto se
le due cose siano collegate, ma questo ha generato una comprensibilissima
agitazione nei residenti, quelli che sono rientrati recentemente con
l’attribuzione delle prime SAE e quelli che non se ne sono mai andati. Che la
sospensione del servizio idrico dipenda dalla richiesta dell’ATO3 è più che un
sospetto, e se le cose stessero così non sono escluse azioni di protesta
importanti. Del resto le sofferenze di queste popolazioni sono molte e
protratte nel tempo. Aggiungerne delle altre, specie su bene più che essenziali
come l’acqua, sarebbe un colpo davvero duro da sostenere.
Luca Craia
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