La surreale vicenda della
pentola a pressione abbandonata in piazza XX Settembre a Civitanova ha
scatenato l’ironia del web che, in certi casi, ha davvero prodotto spunti di
una comicità altissima e sublime. In effetti la storia è piuttosto risibile,
tra gli artificieri che fanno brillare la pentola e una città bloccata per l’allarme.
Ma, del resto, in questi casi la prudenza non è mai troppa ed è meglio farci
qualche grassa risata piuttosto che piangere a causa di leggerezza e imprudenza.
Una riflessione un po’ più
seria la vorrei proporre a proposito di fatti come questo che, inevitabilmente,
ci fanno ripensare a quando un gesto di inciviltà come quello di buttare via
una pentola usata e lasciarla sul marciapiede come se fosse una cosa normale
era identificato per quello che era, ossia l’azione di un troglodita. Oggi,
invece, diventa un problema di ordine pubblico.
Non è forse questo quello che
voleva ottenere chi ha pianificato quest’epoca di terrore nata dopo l’11
settembre 2001? Viviamo nella paura, le nostre occasioni di incontro e
socialità sono blindate da muretti di cemento e spiegamenti di forze, lo
scoppio di un petardo genera parapiglia tali da ammazzare essi stessi le
persone, qualsiasi evento appena al di fuori della normalità viene percepito
come un potenziale pericolo. E questa, in fin dei conti, è una vittoria per il
terrorismo e quello che eventualmente c’è dietro: hanno modificato il nostro
stile di vita, ci hanno costretti a cambiare costumi e tradizioni, hanno minato
la nostra vita sociale. E anche una maledetta pentola a pressione, anche se
oggi ci fa ridere a crepapelle, ieri ci ha fatto una gran paura.
Luca Craia
(foto
Picchio News)
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