Dopo due anni e passa di
Salesiani, avevo perso gran parte dei miei contatti al mio paese, Montegranaro.
Ed essendo la scuola salesiana priva di allievi di genere femminile, mi stavo
anche perdendo un bel pezzo di adolescenza e dei suoi riti tribali di
iniziazione. La salvezza arrivò in seconda media, quando iniziai il catechismo
per la cresima, per me occasione di incontrare nuovi ragazzi del mio paese che,
altrimenti, non avrei avuto modo di conoscere, e di rincontrare qualche vecchio
compagno delle elementari. All’inizio ebbi qualche difficoltà a farmi accettare
perché i gruppetti di fanciulli già esistevano e io recitavo il ruolo di
“quello di fuori” anche se di fuori non ero. Devo però, per fortuna, dire che
non mi ci volle molto per integrarmi. Conobbi personaggi come Mauro, Andrea,
coi quali condivisi momenti davvero divertenti, il cui apice fu il ritiro
spirituale dei tre giorni a Frontignano.
Allora il ritiro
spirituale per la Cresima era cosa seria e ci si ritirava, nel vero senso della
parola, nell’hotel Domus Letitiae di Frontignano per tre giorni. Chiusi dentro
tutto il tempo e con fuori la neve. Tralasciando il catechismo full immersion
che facevamo di giorno, la “movida” cominciava in camerata alla sera. In camera
con me c’erano Mauro, Franco, Ubaldo, Teo e altri due che proprio mi sfuggono.
In quella accanto c’erano Marco, Andrea e Paolo. Marco s’era portato da casa un
impianto stereo da discoteca, Andrea aveva provveduto all’impianto luci: due
coppie di torri da tre faretti colorati cadauna con sensore microfonico che
comandava l’intermittenza.
Al primo accenno di
festino, alle prime quattro note di YMCA arrivò don Manlio “lo priore” come una
furia e sequestrò tutta la discoteca. La nostra vendetta fu una minzione
collettiva dalla finestra. Il giorno dopo c’era un’inspiegabile lastra di
ghiaccio giallo nel cortile della Domus Laetitiae.
La sera dopo tentammo una
sortita nell’ala delle femmine. Camminammo nottetempo nell’oscurità dei
corridoi della Domus guidati da Mauro che asseriva di conoscere la strada ma
non aveva la minima idea di dove ci stava portando, finché scorgemmo dietro un
angolo una luce invitante: ci siamo! Era, invece, lo priore, in camicia da
notte, pila e scopa. Ci rincorse per i corridoi, guadagnammo un netto vantaggio
lungo le scale per via della camicia da notte che non lo agevolava nella corsa,
e ci infilammo di corsa in camera e a letto certi di non essere stati
individuati grazie all’oscurità. Ma don Manlio aveva un fiuto da segugio e
spalancò la porta della nostra camerata senza esitazioni, si fiondò sul primo
letto, quello di Franco e gli afferrò le orecchie sotto le coperte, insensibile
alle grida di dolore e orrore del povero Franco che urlava. “Ahhhhhhh le
recchieeeeeeeeeeee!!!!!”.
Poi, passato letto letto
a darci di manico di scopa, se ne andò sbattendo la porta. Seguirono cinque
minuti di silenzio. Qualcuno accese la luce, uscimmo da sotto le coperte,
guardammo Franco e le sue orecchie quasi blu per il trattamento subito e
scoppiammo a ridere per un buon quarto d’ora. Ma nessuno propose una seconda
spedizione a caccia di femmine.
(nella foto l'hotel Domus Laetitiae di Frontignano distrutto dal terremoto)
Nessun commento:
Posta un commento