Mi sorprende la sorpresa di
tanti di fronte alle nuove da Ancona secondo le quali sembra che la Regione
Marte stia ancora ragionando su investimenti in fatto di promozione turistica anziché
ragionare su come ricostruire e come evitare che quanto accaduto nel 2016 si
ripeta. Servono interventi urgenti, è tutto fermo, non si riesce nemmeno a fare
una microzonazione che possa definirsi tale e i nostri amministratori regionali
pensano a mostre, eventi e a premiare Marcorè che ha organizzato dei bei
converti ma che, alla prova dei fatti, per i terremotati non ha fatto nulla se
non distrarre l’attenzione dai problemi reali.
Mi sorprendo perché era
chiaro fin dall’inizio: c’è la volontà ormai chiara e conclamata di spopolare
le zone montane. Sono zone costose amministrativamente parlando, e svuotarle
può essere un toccasana per le casse regionali in termini di sanità e servizi.
Ma sono anche zone ricche d’acqua e l’acqua è un bene prezioso destinato a
diventarlo ancora di più. Mandare via la gente facilità la gestione dell’acqua.
In un’area spopolata puoi fare quello che vuoi, costruire discariche,
inceneritori, dighe, astronavi. Nessuno ti controlla se non c’è nessuno a
controllare.
La politica regionale è
andata in questa direzione da subito, facendo il nulla mascherato da
ricostruzione. Una politica suffragata dai due commissari straordinari, dal
Governo centrale e dalla Protezione Civile, una politica che, però, riguarda
maggiormente le Marche piuttosto che le altre regioni colpite. Una politica
evidente, chiara, lapalissiana, e oggi ne abbiamo un’ulteriore prova. C’è
ancora chi dubita, c’è ancora chi ha fiducia nei marziani di Ancona, ma mesi e
mesi di interventi assurdi, inconsistenti, avvilenti e offensivi portano decisamente
verso la dimostrazione della volontà di spopolare i Sibillini. E ci stanno
riuscendo.
Luca Craia
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