Ho seguito la vicenda dei
fondi europei destinati al terremoto e utilizzati dalla Regione Marte per tutt’altri
scopi. Non sono ancora intervenuto perché a volte ho l’impressione di essere
ripetitivo e, forse, tedioso, dicendo praticamente le stesse cose da oltre un
anno. Ho letto, poi, l’ottimo pezzo di Fabrizio Cambriani su Cronache
Maceratesi (se lo volete leggere anche voi, e ve lo consiglio, cliccate qui)
, un pezzo in cui viene fatto il punto soprattutto sulla polemica scaturita
alla denuncia dello stesso notiziario di come questi fondi siano destinati a
tutt’altro piuttosto che alla soluzione di problematiche legate al terremoto,
con tanto di pubblico rimprovero da parte del Presidente Ceriscioli che non
manca mai di dimostrare al mondo e ai Marchigiani quanto poco sappia, conosca,
apprezzi e ami la regione che governa, almeno quella del sud.
In tutto questa tristissima
rappresentazione di disonestà intellettuale unita a tracotanza e un pizzico di
stupidità di fondo, mi viene, come un rigurgito acido, la domanda: ma i
Marchigiani dove stanno? Che pensano? Perché non si infuriano? Riesco a capire
la sostanziale rassegnazione dei terremotati, diretti interessati e sottoposti
a ogni sevizia, perché di sevizie si tratta, da oltre un anno. Capisco che le
energie si esauriscano, cali la voglia di combattere, venga a mancare lo
stimolo a reagire. Ma il resto delle Marche dove sta?
In un Paese normale, che so,
la Francia, per fare un esempio, governanti che si comportino come i nostri non
potrebbero più presentarsi in pubblico, sarebbero oggetto delle ire popolari in
ogni dove, avrebbero l’obbligo di spiegare al popolo le loro scelte scellerate
e tiranniche. Sarebbero massacrati dalla stampa nazionale e non soltanto da
quella locale, sarebbero costretti addirittura alle dimissioni, tanto scandaloso
apparrebbe al popolo il loro comportamento. Gli stessi iscritti ai loro partiti ne chiederebbero
le teste.
I nostri, invece, inaugurano
due SAE senza prendersi un solo pesce in faccia, vanno a convegni e non c’è
nessuno che insceni una cencia di manifestazione di protesta. I loro partiti li
sostengono e i tesserati si spezzano per difenderli affinando l’arte dell’arrampicata
free climbing sugli specchi. Sorridono beati, come se tutto vada bene. E forse,
alla fine, va tutto bene davvero, i terremotati semicongelati nelle roulotte
stanno solo sognando e noi che ne raccontiamo le disavventure siamo solo un
manipolo di deliranti esaltati.
Luca Craia
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