Sarà
una fissa la mia, sarà che forse mi è sfuggito qualche particolare, ma l’utilità
di Risorgimarche, ormai a diversi mesi dall’ultimo concerto, ancora non la
capisco. Certo, chi ha partecipato ha avuto modo di assistere a bellissimo
concerti in una cornice magnifica quale può essere quella offerta dai nostri
monti, ma il ritorno per le zone terremotate e per i terremotati stessi non lo
vedo. Eppure la motivazione con la quale gli è stato attribuito il Premio “Picchio
d’Oro 2017”, onorificenza regionale che indica la figura del miglior
marchigiano dell’anno, stabilita da un’apposita commissione in seno alla
Regione Marte, ops… Marche, è questa:
“all'artista marchigiano che ha voluto e
saputo portare le Marche all'attenzione nazionale, soprattutto con il progetto Risorgimarche,
che ha dato energia per il futuro e ritmo vitale alle zone colpite dal
terremoto”.
Incontestabile
il merito di dare lustro alle Marche: Marcorè è un ottimo attore e fa bene
quasi tutto quello che fa, non dimenticando mai le sue origini, e questo è un
merito indiscutibile. Ma ritirare in ballo ancora una volta Risorgimarche come
volano per riavviare la vita nelle zone terremotate a me pare una sciocchezza. Così
come è una sciocchezza che la Regione Marche finanzi una nuova edizione dell’evento
per il 2018, e lo faccia con fondi destinati ai terremotati. Ripeto: qualcosa
mi sfugge.
Comunque
Marcorè a ritirare il premio non c’era, ci ha mandato al moglie. Non c'era perchè è impegnato in una solitaria in barca a vela
nell'Oceano Atlantico, solitaria dove sono certo penserà spessissimo alla gente
che vive al freddo nelle roulotte perché le SAE sono in ritardo, di
ricostruzione praticamente non se ne parla, ma di Risorgimarche sì.
Luca Craia
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