Si dichiarano antifascisti, gli
studenti di Torino che hanno organizzato un incontro dal titolo “Israele e lo
sfruttamento dell’Olocausto”. Sono antifascisti ma anche antisionisti, come
scrivono nello stesso manifesto che pubblicizza l’evento. E se la cosa potrebbe
sembrare contraddittoria, basta farsi un giro sul web per ritrovare le radici
di questo pensiero, radici farneticanti che arrivano a supporre delle
responsabilità a livello di sionismo per quanto riguarda l’olocausto, considerando,
in soldoni, che l’olocausto sia stata la più grande occasione per i sionisti di
raccattare aiuti politici ed economici.
Siamo nell’epoca dei
complottisti compulsivi, quelli delle scie chimiche, degli illuminati, dei
disegni demoniaci e del complotto sinarchico universale. Nulla di sorprendente,
quindi, in questa nuova idiozia collettiva. Il problema è che si sta
diffondendo a macchia d’olio e trovo spessissimo posizioni simili anche in
persone intellettualmente pochi inclini a de-ragionamenti di questo genere. La
cosa è preoccupante, perché è dall’antisionismo, che si discosta poco, in
termini pratici, dall’antisemitismo, che nascono le pagine di storia più brutte
scritte dall’uomo.
La diffusione di questo
concetto non è marginale: le università italiane sono densamente frequentate da
studenti di fede e cultura islamica, terreno estremamente fertile per teorie
anti-israeliane che ci metterebbero un attimo a diventare antisemitiche, specie
in una subcultura trasversale tra fascisti e comunisti (ebbene sì, ancora ci
sono entrambi) che non disdegna l’odio verso il popolo ebraico in nome della
difesa dei diritti del Popolo Palestinese.
Non intendo addentrarmi, ora,
nella questione palestinese, troppo complessa per essere trattata in questa
sede e troppo articolata per essere strumentalizzata politicamente al di fuori
dei luoghi più direttamente coinvolti. Ricordo però che siamo a ridosso della
Giornata della Memoria, giornata sempre più scomoda, tra paragoni con altri
crimini efferati e gare a chi sia stato più cattivo. Inviterei a una
riflessione, lasciando da parte le ideologie, concentrandosi sulle vittimi dell’olocausto,
Una riflessione sublimamente umana, senza strumentalizzazioni ideologiche. Sarà
possibile?
Luca Craia
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