Ve le ricordate
le estati di tanti anni fa, negli anni ’80, con i giardini di viale Gramsci
nuovi nuovi? C’era tutto il paese a passeggio per quei viali, tutte le sere che
ha fatto Iddio. Le panchine stracolme di ragazzi, seduti in doppia fila sulla
spalliera e sulla seduta. E le guardie che si arrabbiavano ma non ci facevano
niente. Si cominciava già dalle sei e mezzo o sette del pomeriggio a ritrovarsi
dietro le mura, prima era improponibile perché il sole ci picchiava da ore e
potevi cuocere un uovo sul selciato. Ma la sera arrivava la brezza da
Civitanova e tutta Montegranaro andava a godersi il fresco, i ragazzi a vedere
le ragazze passeggiare, le ragazze a farsi ammirare, gli adulti a fare lo
struscio o, come si diceva allora, a farsi qualche vasca avanti e indietro.
Ci si
incontrava, si chiacchierava, si prendeva il gelato seduti davanti a Tropical
(incredibile ma vero, c’erano persino i tavoli fuori e si sacrificavano posti
auto per metterli) o, nel pomeriggio, la pizza da Don Pepe, la pizzeria di
Peppe Testatonda. Il fine settimana d’estate si chiudeva la corsia di marcia
per le auto più vicina ai giardini e tutta la strada si riempiva di gente. In
agosto era così tutti i giorni. Era il luogo di ritrovo dei Montegranaresi. Poi
le cose sono cambiate.
Poi la
gente ha cominciato a uscire e andare altrove. Le vasche dietro le mura sono
rimaste vuote. Persino i pesci se ne sono andati dalle fontane. Ritornare a
quei tempi? Si può, ma non servono nuovi marciapiedi, nuove aiuole, nuove
panchine. Serve ricreare lo spirito di coesione e comunità che c’era allora.
Serve far vivere Montegranaro non come la cornice per il passeggio o per
qualche festa effimera, serve il paese, inteso come organismo vivo e pulsante.
È questo quello che abbiamo perso e che dobbiamo recuperare.
Luca Craia
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