Abitazioni fatiscenti, degrado,
spazi urbani sottratti alla legalità e al vivere civile, questi sono gli alloggi
popolari, almeno la maggior parte di essi, a Montegranaro. Unità abitative
spesso fuori dai limiti della decenza, ghetti istituzionalizzati dove gli extracomunitari
vivono spesso al di fuori della legalità e dove è difficile persino fare
controlli da parte delle forze dell’ordine, le case popolari costituiscono un
enorme problema sotto diversi aspetti, un problema, però, seminascosto, poco
evidente, che si manifesta solamente quando diventano teatro di fatti di cronaca.
Sono mesi che nessuno riscuote
le pigioni degli alloggi di Santa Maria, vi sono alloggi occupati abusivamente,
contatori elettrici fantasma che alimentano spazi comuni e non si sa chi paga,
accatastamenti che non si sa se ci siano o no. Soprattutto c’è un senso
profondo di abbandono, degrado, emarginazione e una pericolosa sensazione di
illegalità. E tutto questo crea enormi disagi sociali, problemi di integrazione
e una situazione di ordine pubblico difficile da gestire.
È tutto noto a chi di dovere,
a chi decide, a chi amministra. Il Presidente del Consiglio Comunale, Walter
Antonelli, ormai due anni fa, intraprese un percorso di riforma del regolamento
di assegnazione degli alloggi, tra l’altro, nel frattempo, scaduto. Poi lo
stesso Antonelli si è inspiegabilmente fermato e si è smesso di parlarne. Ma il
problema rimane ed è molto serio.
È un problema che investe prima
di tutto le persone che abitano quegli alloggi e che sono costrette a vivere in
una situazione indegna di un paese civile. Poi c’è la questione dell’integrazione
degli stranieri, ghettizzati e richiusi in una sorta di riserva indiana dove possono
evitare il contatto e la contaminazione culturale positiva che ci sarebbe se
fossero più distribuiti nel tessuto urbano. E poi esiste il problema di
convivenza coi pochi Italiani che occupano questi alloggi, un problema sempre
più serio e pericoloso, un problema che rischia di diventare una bomba a
orologeria.
Forse è il momento che
Antonelli riprenda in mano l’iniziativa abbandonata mesi fa, ma forse è anche
il momento che chi ha responsabilità amministrative dirette prenda atto del
problema, un problema che, comunque, conosce perché non può non conoscerlo, e
si adoperi per risolverlo, prima di tutto mettendo mano ai criteri di
assegnazione, e poi analizzando le singole criticità, le singole situazioni
umane, per trovare una soluzione civile degna di un Paese moderno e
democratico quale dovremmo essere. Anche perchè ci sono altri alloggi da assegnare e se i criteri permangono gli stessi rischiamo di innescare una situazione irrisolvibile.
Luca Craia
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