Non capisco questo continuo
ribattere sullo stesso argomento da parte dell’Assessore ai Servizi Sociali di
Montegranaro, Cristiana Strappa. Torna periodicamente ad aggiornarci sui numeri
del reddito di inclusione sociale (correggendo finalmente la terminologia che,
fino a ieri, indicava il provvedimento come “reddito di cittadinanza”) come se
questo fosse un traguardo ambito e di cui vantarsi. Credo, invece, che ci sia
ben poco da vantarsi se in un paese storicamente ricco e prospero come
Montegranaro oggi vi siano oltre 42 famiglie talmente in difficoltà da chiedere
aiuto al Comune. È una sconfitta, un segnale terrificante della china che l’economia
di questa cittadina sta scendendo a capofitto. E fa da contraltare a una
politica nazionale, regionale e locale che di tutto si occupa meno che di trovare
soluzioni a una profonda crisi economica e sociale che in Italia, al contrario
di altri Stati europei, sembra non dover finire mai.
Poi c’è da interrogarsi su
questo nuovo stato sociale, sui servizi di assistenza che si danno ai cittadini,
su come questi possano incidere effettivamente sul miglioramento delle
condizioni sociali generali. Uno Stato che fa pagare la sanità, che fa vivere i
propri pensionati con redditi da terzo mondo dopo una vita di lavoro, sacrifici
e contributi versati, che lascia intere famiglie senza reddito dopo aver perso
il lavoro a cinquant’anni, che latita sotto ogni forma di sostegno concreto
alle difficoltà ma anche alle iniziative, regala pochi spiccioli tramite i
Comuni, non si sa bene a chi. Perché c’è anche questo da capire: a chi vanno
questi soldi? L’assessore Strappa non lo dice, ma se il criterio è quello del
reddito ISEE, ossia lo stesso, per esempio, con cui si assegnano le case
popolari, credo proprio che i destinatari di questi contributi non siano
cittadini italiani.
La questione è che, fermi
restando i diritti umani, uno Stato dovrebbe tutelare prima i propri cittadini
e poi chi è ospite. Il principio dovrebbe essere uno e semplice: se non hai
reddito e non sei un richiedente asilo per motivi umanitari, non c’è alcun
motivo per il quale tu debba restare sul suolo nazionale. Credo che lo straniero
che non sia in grado di mantenere se stesso e la propria famiglia non dovrebbe
avere diritto al permesso di soggiorno, tantomeno ai sussidi e agli aiuti
economici. Non è questione di nazionalismo ma di diritti acquisiti: l’Italiano
paga da generazioni e non è giusto che rimanga indietro.
Luca Craia
Nessun commento:
Posta un commento