La politica è un’arte nobile.
È un’arte perché occorre finezza, intelligenza, sensibilità, intuito e
creatività. È nobile perché tende al bene comune, o almeno dovrebbe. Oggi la parola
“politica” ha assunto un’accezione negativa errata concettualmente e
potenzialmente pericolosa. Certo, la negatività ha radici concrete, fondate su
un’infinita serie di esempi deprecabili di disonestà e di comportamenti tutt’altro
che finalizzati al bene comune. Rimane però il concetto che la politica è
qualcosa di cui non si può fare a meno e la presunzione che chi vi si impegni
lo faccia in senso positivo, una presunzione dovuta, altrimenti negheremmo la
stessa esistenza della democrazia.
Non c’è niente di scandaloso,
quindi, se un sindaco di un paese terremotato si candidi alle elezioni politiche.
Parliamo di persone impegnate in politica, evidentemente per passione e
inclinazione personale, che lo fanno tendendo al bene comune, altrimenti non li
avrebbero votati così tante persone da eleggerli, premiando il loro impegno e
il loro lavoro. Presentandosi loro la possibilità di crescere politicamente,
portando il loro impegno e la loro esperienza a un livello superiore e
mettendole a servizio non più soltanto della propria comunità ma della Nazione
intera, è logico e naturale che la sfruttino. Poi saranno gli elettori a
giudicare il loro operato, come dovrebbe essere in democrazia. Quindi niente di
scandaloso, anzi. Direi che avere politici locali che rappresentino il territorio
a livello nazionale non può che essere positivo, sempre che questi politici,
poi, tendano davvero al bene comune.
Sono ben altri gli scandali
legati al terremoto, sono ben altri i personaggi che hanno approfittato della
situazione drammatica creatasi a seguito del sisma per curare i propri
interessi personali e trarre profitto. Ma per questi personaggi nessuno si straccia
le vesti, anzi, vengono plauditi e osannati. Mi riferisco ai tanti
professionisti che hanno incrementato il loto lavoro e, di conseguenza, il
reddito, con la mole di incarichi piovuta loro addosso dopo la tragedia.
Personaggi abilissimi, hanno creato un consenso popolare intorno a loro promuovendosi
come portavoce non si sa bene di chi, mettendosi opportunamente in vetrina sui
social, affiancando le Istituzioni e coprendone le magagne senza, però, mai
mostrarsi troppo servili, mantenendo un profilo ambiguo che la gente ha
interpretato come disponibilità a collaborare mentre è solo opportunismo. Ce ne
sono tanti, in quasi tutti i settori. Sono ammanicati, sono pacati col potere e
implacabili con chi lo attacca. E questi personaggi non fanno scandalo.
Siamo un paese di ipocriti.
Quasi tutti gli Italiani si stracciano le vesti su questioni presunte morali ma
sono pronti a chiedere la raccomandazione all’amico tal dei tali quando questa
possa essere utile a se stessi o alla propria famiglia. Siamo giudici inflessibili
con gli altri e indulgenti con noi stessi. Siamo sempre pronti a dar fuoco al
Giordano Bruno di turno per poi condannare senza appello chi portava la
fiaccola. Alla giuria che ha già condannato i sindaci che si sono candidati
alle politiche non mi voglio unire, anzi, mi distanzio con cura. Giudicherò il
loro lavoro, se saranno eletti, e allora lì sarò inflessibile. Per il momento, per
me sono solo persone che vogliono fare di più. Vedremo se e come lo faranno.
Luca Craia
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