L’analisi che leggo in questi
giorni circa i risultati in fatto di pubblico dell’edizione 2017 del Presepe
Vivente di Montegranaro non mi trova d’accordo. Si parla di numeri deludenti,
di un calo di presenze, traspare una certa malcelata insoddisfazione. Io credo
invece che il risultato sia stato ottimo, per due motivi: primo, perché un anno
di fermo si paga ed era impensabile ripetere il successo del 2015 dopo lo stop
dovuto al terremoto. Tante cose sono cambiate, è passato del tempo e la scia di
popolarità ottenuta con l’eccellente ultimo risultato si è purtroppo vanificata
semplicemente col tempo scorso.
Poi c’è da considerare il
calendario, davvero infausto ma anche privo di alternative. La scelta delle
date era obbligata anche se è parso subito chiaro che non erano perfette, ma
soltanto le uniche utilizzabili, viste le prerogative dell’organizzazione di un
evento con queste caratteristiche, che può svolgersi soltanto in due giorni
consecutivi datol’ingombro pressochè totale dell’area occupata. Quindi aver
ottenuto oltre 4000 presenze, con una prima giornata quasi inutilizzabile che eppure
che ha visto una buona partecipazione, è un segnale più che positivo.
Del resto l’obiettivo
principale del progetto “presepe vivente”, più che fare grandi numeri, è quello
di unire e fortificare la comunità cittadina, e in questo mi pare il risultato sia
stato centrato anche quest’anno. Centinaia di persone all’opera all’unisono non
sono cosa da sottovalutare e su questo obiettivo bisogna tenere la barra dritta
e andare avanti a ogni costo. Il Presepe Vivente rappresenta forse l’unica
occasione, al momento, in cui Montegranaro fa davvero fronte comune e questo
beneficio per il paese non va sprecato alla ricerca di successi che sì, sono
importanti, ma passano comunque in secondo piano.
Francamente l’ecumenismo a
ogni costo non mi ha mai dato grande fiducia, così come non vedo con grande
fiducia il continuo allargarsi del gruppo operativo dell’Ente Presepe.
Intendiamoci, come si dice, più siamo meglio stiamo, ma bisogna fare attenzione
che questa esperienza non diventi veicolo per secondi fini, che siano politici
o di immagine. Va riconosciuto al Presidente Mauro Lucentini il merito di aver
evitato la politicizzazione dell’evento nonostante egli stesso sia attivissimo
politicamente e che il comportamento del mondo politico, in passato, molto si è
prestato a una visione partitica della cosa.
Ma il Presepe, fino a oggi, è
rimasto patrimonio della città senza connotazione alcuna e così deve rimanere.
Per questo bisogna fare molta attenzione ai nuovi innesti, specie quelli
provenienti da aree ben identificabili con l’Amministrazione Comunale, quella
stessa amministrazione comunale che, nel 2015, osteggiò la realizzazione dell’evento
in tutti i modi a sua disposizione fino a sfondare il limite del ridicolo.
La presenza di elementi della
stessa all’interno dell’organizzazione va vista con cautela, perché si rischia
che l’obiettivo non sia lo stesso dell’Ente Presepe e che si veda, finalmente
con un briciolo di lungimiranza, una grande potenzialità nello stesso che,
però, potrebbe essere sfruttata politicamente. Del resto l’Amministrazione Mancini
ha cercato in tutti i modi in interferire e controllare, non riuscendovi, il
mondo dell’associazionismo. Che questa non sia la porta sul retro per attuare
questo insano progetto. Quindi attenzione.
Luca Craia
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