Pochi giorni dopo il
terremoto che ha distrutto la sua bella casa, costruita con sacrificio e amore,
e insieme alla casa stravolto la sua intera esistenza, subito dopo aver
iniziato ad ammortizzare il trauma, Sabrina ha cercato di rimettere insieme un
po’ di cocci della sua esistenza e, tra le altre cose, ha anche telefonato a
Sky per sapere come fare con l’abbonamento, visto che, in quella particolare
situazione non era pensabile si potessero utilizzare con gusto i servizi dell’emittente
satellitare. Dall’altro capo del telefono una voce gentile la rassicurò dicendo
che avrebbero pensato a tutto loro, che per i terremotati era prevista una
soluzione indolore e che poteva stare tranquilla.
Oggi arriva una telefonata da
Sky. Un’altra voce gentile e suadente chiede a Sabrina di restituire le somme
relative agli abbonamenti non versati, circa 500 Euro. Sabrina ha obiettato che
le era stato garantito che non avrebbe avuto problemi, in quanto terremotata, e
la signorina dall’altro capo del filo, sempre con grande gentilezza, ha fatto
richiesta di restituzione anche del decoder, quel decoder che, presumibilmente,
è ancora lì, sotto le macerie.
È una storia paradossale, una
delle tante storie paradossali legate al terremoto dove la solidarietà sincera
delle persone si intreccia con l’ottusità delle macchine, con la freddezza dei
computer, con la stupidità della burocrazia e delle scartoffie. Io credo e mi
auguro che la faccenda si chiuda da sé, che non vada più avanti di come è
adesso perché già è abbastanza assurda. In ogni caso il fatto è paradigmatico
di come la reale situazione dei terremotati sia in realtà ignota ai più.
Luca Craia
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