È stata autorizzata la
manifestazione delle sinistre di domani, a Macerata. Incomprensibilmente, perché
si è creata una disparità di trattamento con quella di Forza Nuova,
incondivisibile ma con gli stessi diritti. Il precedente è grave e difficile da
spiegare. Ma ragioniamo su domani.
Democrazia. Una parola
abusata, vilipesa quando utilizzata impropriamente per definire azioni che di
democratico nulla hanno se non la definizione forzata che gli si dà. Cosa c’è
di democratico nel prendere d’assedio una città, bloccarne la vita, la libertà
dei cittadini, metterne a rischio l’incolumità? Cosa c’è di democratico nell’accusare
una città intera immotivatamente, nel metterla sotto i riflettori, alla berlina
del mondo intero?
Macerata non è razzista, non
lo è mai stata. Macerata è una città aperta, dalle vedute ampie, dall’accoglienza
piena, abituata ad essere punto di riferimento culturale, luogo di incontro e
di scambio. A Macerata sono avvenuti due episodi orribili, commessi da persone
evidentemente ben identificate che non possono rappresentare null’altro che se
stessi. Perché come è vero che, se un Nigeriano fa scempio del corpo di una
ragazza, non possiamo accusare tutti i Nigeriani dello stesso crimine, così se
un esaltato si arma e spara con motivazioni xenofobe, è ingiusto e ignobile
tacciare di xenofobia l’intera cittadinanza di Macerata. Ma è questo quello che
si sta facendo.
A cosa serve la
manifestazione di domani? Cosa si vuole dimostrare? Cosa si vuole combattere?
Un razzismo che non c’è, non esiste, ed è vergognoso solo pensare che Macerata
sia razzista, che a Macerata esista un problema di xenofobia. Ed è irresponsabilmente
pericoloso costringere una città a chiudersi in se stessa, a rinunciare alle
lezioni scolastiche, alla normale circolazione dei mezzi pubblici, indurre i
commercianti a valutare se tenere aperta la loro attività rischiando di subire danni
o chiuderla rinunciando a un sabato di leciti profitti. Tutto questo per cosa?
Per dimostrare cosa?
La lotta al fascismo. La lotta
tra ideologie, sembra cosa d’altri tempi. Invece ci sono ancora persone che
pensano di imporre la propria idea con la forza, con lo scontro fisico, andando
a una manifestazione dell’avversario per impedirla o facendone un’altra per
dimostrare che si è più forti. La lotta politica spostata dalla dialettica al
piano fisico. Questa è la morte della democrazia, dei principi stessi che
dovrebbero muovere quella sinistra, o sedicente tale, democratica e che la
mette al pari dell’antagonista, confusi e accomunati dalla stessa ottusità.
Speriamo non accada nulla domani
a Macerata, e che si assista a una pantomima, per quanto inutile, almeno innocua.
Ma qualora accadesse qualcosa, la responsabilità morale e materiale sarebbe
enorme. E in ogni caso, tutto questo segna l’involuzione della politica, un pericoloso
ritorno al passato, un passato che ha già prodotto lutti infiniti all’Italia.
Luca Craia
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