È pesantissima la sentenza
emessa dal Giudice di Pace riguardo uno dei ricorsi vinti contro la Provincia
di Fermo e il suo autovelox “rabberciato” installato sulla Mezzina al posto del
tutor. È una sentenza che ci indica una gestione improvvisata, poco chiara e
totalmente illegale della sostituzione del mezzo di rilevamento della velocità,
talmente illegale da violare l’articolo 97 della Costituzione. Ma viola anche
altre norme, come quella che impone che la segnaletica sia chiara e ben
leggibile o che l’apparecchio sia idoneo allo scopo. Soprattutto, però, quello
che emerge dalla motivazione è che la Provincia avrebbe in qualche modo
ingannato i cittadini, e la cosa è gravissima.
Quando l’Istituzione, che è
chiamata a rappresentare i cittadini, a soddisfarne i bisogni, a garantirne la
sicurezza, si comporta in modo illegale, siamo di fronte a un paradosso. In
questo caso si puniva un’illegalità commettendo un’altra illegalità. C’è la
delegittimazione dell’Istituzione, la sua perdita di credibilità e di
autorevolezza. Il danno, oltre a quello erariale che mi pare evidente, visto
che la Provincia è chiamata anche a pagare le spese, è di immagine ed è
veramente enorme.
Il danno è ulteriormente
aggravato dall’atteggiamento che la Provincia, nelle persone del suo Presidente
e dell’assessore alla mobilità, continua a tenere, motivando il proprio agire
con l’intento di garantire la sicurezza. Ma, per farlo, si è agito al di fuori
della legge, il che è inconcepibile e imperdonabile, oltre che poco realistico
visto che i mezzi per ottenere una moderazione della velocità su quel tratto di
strada sono ben altri, più efficaci e meno vessatori.
In un Paese normale un
amministratore pubblico che viene accusato di aver violato legge e Costituzione
si dimetterebbe senza proferire verbo. In Italia no, continua a giustificarsi e
rimane al suo posto. La domanda è questa: con quale autorevolezza ora si
multeranno i cittadini?
Luca Craia
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