Ieri sera, mentre ero a casa
con la famiglia a guardarmi Sanremo, abbiamo sentito in strada dei rumori
strani, poi delle urla. Mi sono affacciato e ho visto che stava iniziando una
rissa tra Marocchini. Se le sono date di santa ragione, con bastoni e mazze,
hanno spaccato vetri, rotto vasi, imbrattato la strada di sangue. Si sono
picchiati per quasi un’ora, finchè non sono arrivati i Carabinieri che avevo
chiamato e hanno finalmente sedato gli animi e portato via il più facinoroso,
se ho ben capito con un TSO. Nel frattempo siamo rimasti in casa, perché finire
lì in mezzo non sarebbe stata una bella cosa e perché ormai, nel centro storico
di Montegranaro, noi Italiani siamo un’etnia minoritaria e dobbiamo starcene
buoni.
Non è la prima volta che
accade, anzi, è solo l’ultima di una lunga, interminabile serie di eventi
simili che stanno rendendo la vita nel centro storico di Montegranaro molto
dura agli Italiani. Io, francamente, sto pensando di andarmene, di gettare la
spugna: la situazione non è più sostenibile. Ma quella è la mia casa, la casa
della mia famiglia da generazioni. La casa da cui sono usciti questi individui
per picchiarsi per strada e sbattere le loro mazze contro i muri della mia, era
di Gioconda e Sesto, quella accanto era di Ivetto, tutta gente che ricordo
bene, quando ero piccolo e quanto, nel centro storico di Montegranaro, vivevamo
a porte aperte, non avevamo nemmeno idea di poter aver paura scendendo in
strada.
Ora sarebbe facile cominciare
a sbraitare, a parlare di violenza, di decisioni drastiche, di giustizia fai da
te dato che lo Stato ci ha ridotti così con l’assenza di regole, con il
permissivismo, il lassismo, con l’ideologia che ha sostituito la ragione e il
profitto sulla pelle degli altri che ha sostituito il bene comune. Ma io non
sono così, chi mi conosce lo sa. Ben inteso: anche io voglio che chi si
comporta in questo modo venga cacciato dal mio Paese. Ma per farlo occorrono
regole certe e giuste, che tutelino gli onesti, quelli che, tra gli immigrati,
si sforzano di integrarsi e cercano di crearsi un futuro tra noi, al nostro
fianco. Ma chi, invece, distrugge sistematicamente la nostra società deve
essere rimosso, come si rimuove un brutto male.
Mentre a casa mia eravamo
barricati nel nostro piccolo orrore domestico, a Macerata fascisti e comunisti
(che poi dimostrano sempre di più di essere sostanzialmente la stessa cosa) si
menavano, gli uni per cacciare indiscriminatamente tutti gli stranieri, gli
altri per difenderli indiscriminatamente tutti. La ragione, come sempre, sta in
mezzo.
È per questo che ho deciso,
dopo averci pensato per tutta la mia notte insonne, di scrivere su questo fatto
dopo aver pensato di non farlo per non soffiare ulteriormente su questo fuoco
di violenza generato da irresponsabili. Ho deciso di parlarne perché credo che
sia necessaria una soluzione razionale. Occorre prendere atto che il problema c’è,
esiste e va risolto. E chi fa le regole, chi le farà dopo il 4 marzo, deve
impegnarsi perché questa soluzione si trovi, e perché sia una soluzione che
tuteli i miei diritti e quelli dell’immigrato che lavora e non crea problemi.
Serve una soluzione che restituisca all’Italia e agli Italiani la serenità
perduta, garantendo i diritti ma rimanendo implacabile con chi non rispetta le
regole. E per farla non servono le pagliacciate violente come quella di Macerata
di ieri o come quella che presumibilmente si svolgerà sabato: serve usare la
ragione, non le mani. Però è ora di risolverlo questo problema, altrimenti di
Traini ce ne saranno altri, e sarà colpa della politica e degli imbecilli che
si azzuffano per l’ideologia.
Luca Craia
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