Avrei
sperato in una presa di distanza forte, in un distinguo netto, in una
riaffermazione della dialettica politica come valore democratico assoluto e
indiscutibile. Invece no, la sinistra italiana si trincera e difende a spada
tratta la violenza verbale e fisica, di cui abbiamo avuto notevoli e ripetute
testimonianze negli ultimi tempi: centri sociali che assaltano poliziotti, che massacrano
carabinieri, che spaccano, tirano bombe carta ripiene di ferro, bruciano; fanno
eversione, perché di questo si tratta: eversione. L’eversione non ha un colore
politico, è eversione e tanto basta. È eversivo il fascista che pensa al
ritorno di un regime mussoliniano (anche un po’ scemo, per dirla tutta), ed è
eversivo il comunista che mette a ferro e fuoco le città. Anzi, nel
comportamento eversivo del comunista trovo un’aggravante nella presunta e
sempre sbandierata superiorità morale.
Io sono un antifascista, nel
senso che ho combattuto contro i fascisti da una vita e tutt’oggi, nonostante
abbia dichiarato che voterò a destra per la prima volta in vita mia, non mi
esimo in nessuna occasione di combattere le idiozie fasciste, le idolatrie, la
violenza verbale e il razzismo conclamato, anche se questo mi mette in una
posizione defilata e isolata. Ma sono prima di tutto un democratico, una
persona che affonda le proprie radici culturali e politiche in un concetto di
democrazia ampio e imprescindibile, al quale non intendo rinunciare. Per queste
mie profonde convinzioni io combatto il fascismo con la dialettica e col dialogo,
mi adopero per dimostrarne gli errori e le falsità.
Questo mi aspetterei dalla
sinistra sedicente democratica. Non è ammissibile la violenza, mai, nemmeno
contro l’ideologia fascista che anche io repello. Invece oggi non si usa la
dialettica, non si usa il dialogo, non si utilizza questa presunta superiorità
morale della sinistra ma ci si erge a giudice e carnefice senza appello, pronta
a farsi giustizia, nella propria errata convinzione di giustizia, con l’uso
della forza e della violenza.
Non la pensi come me, quindi
non hai il diritto di parlare. In questo modo non ha diritto di parola
Casapound, movimento dichiaratamente fascista col quale, comunque, occorre
dialogare, e non ha diritto di parola la Lega di Salvini, che definire fascista
è una libera interpretazione, per quanto esso sia un movimento di destra. Diventa
quindi legittimo impedire a chi non la pensi come noi di esporre il proprio
pensiero, e per farlo è concesso l’uso della violenza. Vengono giustificati i
giovani col volto coperto che assaltano le forze dell’ordine e persino la
maestrina indiavolata che grida morte alla polizia per poi, magari, tornare a
insegnare a scuola, certamente non la tolleranza e la democrazia.
L’antifascismo non
giustifica la violenza. Nulla giustifica la violenza. Usare la violenza per
combattere un’idea violenta è contraddittorio, stupido e pone sullo stesso
piano entrambe le parti. E il fatto che a sinistra, in linea generale, questo
concetto non venga minimamente espresso mi fa realmente paura, perché l’eversione,
come dicevamo, non ha colore, e l’eversione di sinistra, al pari di quella di
destra, ha regalato ben gravi lutti all’Italia. Io mi sento di combatterle
entrambe e ritengo che chi non lo fa, qualsiasi sia la motivazione o la
giustificazione con cui si autoassolve, ne diventa complice.
Luca Craia
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