Cronache Maceratesi ci
informa, a firma di Monia Orazi, che pagheremo quasi due volte le famigerate
SAE; non solo per quello che sono costate, ossia un prezzo esorbitante, oltre
1700 Euro al metro quadro per una soluzione abitativa provvisoria, quindi molto
di più di quello che sarebbe costato un normalissimo appartamento che
certamente provvisorio non è, ma anche perché alcune ditte che lavorano in subappalto
di Arcale non stanno pagando i propri dipendenti, in violazione del contratto
di lavoro che spesso neanche c’è. Questo significa che, alla fine del gioco,
pagherà la Protezione Civile, chiamata in causa dal Sindacato e, di
conseguenza, a pagare, come sempre, sarà il cittadino (leggi l'articolo).
Un altro tassello che si
aggiunge al puzzle della ricostruzione che non c’è. A un anno e mezzo dal sisma
(tra un po’ potremo dire due anni, tanto la previsione non è affatto rosea), la
ricostruzione è al palo e se ci sono ritardi persino nella consegna dei moduli
di emergenza (alla faccia dell’emergenza), non si vedono opere di ricostruzione
se non in casi particolari. È logico che questo abbia una ripercussione sul
recupero delle aree colpite e che vada a vantaggio del progetto di spopolamento
che sembra essere ogni giorno più evidente.
Ma c’è un risvolto economico
da non sottovalutare. La ricostruzione post terremoto, in passato, è sempre
stata un fattore di crescita per l’economia delle zone colpite, mettendo in
movimento il mercato tramite la spinta edilizia che, come si può facilmente
capire, fa poi da volano per tutti gli altri comparti. Dando l’abbrivio ad
aziende locali impegnate direttamente nella ricostruzione, si fa ripartire
tutto il meccanismo, mettendo in movimento i soldi.
Per questo terremoto, invece,
non si sta facendo nulla. Tenendo ferma la ricostruzione non solo si tengono
lontani i terremotati dalle loro terre e dalle loro case, impedendo il
ricucirsi del tessuto sociale, ma si sta lasciando in apnea l’economia locale
che, invece, potrebbe ripartire proprio dalla ricostruzione e da tutto quello
che metterebbe in movimento. E anche questo, evidentemente, fa parte dello
stesso disegno.
Luca Craia