E così arrivò il fatidico day
after, anzi, il day after the day after the election day, che poi sarebbe il martedì
dopo le elezioni. Arrivò e colse gli Italiani impreparati. C’erano quelli in
fila alle poste dalle 23 e un minuto della domenica sera quando, una volta
saputo della schiacciante vittoria pentastellata, erano andati a prendere posto
per ricevere di buon’ora il reddito di cittadinanza. E lo fecero alla faccia di
quelli che, invece, aspettavano il reddito di dignità di Berlusconi, visto che,
perdute le elezioni, se ne era andata pure la dignità.
Poi c’erano i renziani,
sbigottiti, sbalorditi, sbatocchiati nel vedere il proprio lidermassimo, il
superhomo, l’uomo che non deve chiedere mai, il venditore di pentole senza
coperchio ammettere di aver preso una tranvata e dichiarare urbi et orbi che
sì, darà le dimissioni, ma dopo, forse, intanto il telecomando me lo tengo io, Cuperlo permettendo.
Poi c’erano quelli pronti a partire con la
caccia al fascista, che già s’erano armati nella notte di mazzafionde e bombe
carta ripiene di ferramenta e al mattino avrebbero sfondato volentieri il
cranio al primo fascista che passava e, in mancanza di questo, andava bene pure
un carabiniere. In quanto ai fascisti, almeno a quelli del nuovo millennio, che
avevano lucidato le scarpe per la nuova marcia su Roma, si ritrovarono ancora
una volta a innestare la solita marcia indietro, contandosi per i quattro gatti
spelacchiati che erano. Anche quelli pronti alla caccia al negro dovettero
desistere, ora poi se ne ritrovavano uno al Senato, non c’era più religione. E
non ci sono più i razzisti di una volta.
Iniziarono a preoccuparsi i sindacati
che, hai visto mai fossero andati a comandare i Cinquestelle o la destra,
porcazzozza toccava ricominciare a fare i sindacati, anche se, nel frattempo,
di lavoratori da tutelare ne erano rimasti ben pochi.
C’era chi aveva stappato
una bottiglia buona per festeggiare la non elezione della Boldrini e se l’era
ritrovata eletta da un’altra parte.
Insomma, un casino totale, fin quando
qualcuno intonò il coro: “gigante, pensaci tu”. E dal Quirinale Mattarella
rispose: Ci penfo io! (questa la capisce solo chi ricorda Carosello e ha visto
qualche cartone di Gatto Silvestro). E l'Italia cambiò, senza frizione.
Luca Craia