È talmente privo di senso il
progetto di un nuovo centro commerciale di ben 13.000 metri quadrati,
praticamente attaccato ad altri due e a pochi chilometri da quel mostro del
Cuore Adriatico, che si stenta a credere che qualcuno lo stia davvero
proponendo. Invece il progetto c’è, è sul tavolo del Comune di Macerata e credo
proprio che abbia buone probabilità di essere approvato. Sì, certo, l’iter è
complesso, c’è bisogno della VIA (Valutazione di Impatto Ambientale), ma
quella, Ancona, l’ha data a cani e porci, nel vero senso della parola
(ricordiamo la porcilaia di Torre San Patrizio), ci sono un sacco di timbri e
firme da mettere, ma se davvero la Regione Marche volesse evitare il continuo
nascere di queste mostruosità, avrebbe dovuto già approvare un regolamento
regionale che ne regolamentasse la diffusione. Invece la normativa non c’è, e quindi
c’è poco da fare.
Il centro commerciale è il
cancro che sta uccidendo le nostre città: ammazza il commercio tradizionale,
costringe i piccoli negozi a chiudere impoverendo i centri urbani, li svuota da
attività e pubblico, rendendoli preda del degrado e della delinquenza, si
sostituisce a ogni forma di socialità imbambolando la gente con sistemi
avanzati di marketing e tecniche di vendita estreme. E forse è proprio questo il
motivo per cui la politica avalla la nascita e il proliferare di queste
ignominie: la volontà di massificare il pensiero e di controllarlo. In questo,
il centro commerciale, è uno strumento formidabile.
Lascia anche interdetti il
conto economico: può essere remunerativo, a livello sociale, un investimento
enorme come quello che presumibilmente si richiede per questo progetto,
mettendosi in concorrenza con altre realtà consolidate e brevissima distanza?
Quanto costa? Quanto rende? È tutto così chiaro e limpido?
L’Italia in generale e le
nostre Marche in particolare potrebbero vivere di turismo e dovrebbero
investire in questo comparto, producendo il massimo sforzo per tutelare i beni
culturali e ambientali. È su questo che ripongo qualche speranza di diniego a
questo ennesimo scellerato progetto: l’area in cui dovrebbe sorgere è di
rilevante interesse archeologico, è fondamentale a livello ambientale e
strategica a livello turistico data la presenza della chiesa di San Claudio al
Chienti. Metterci in mezzo un enorme scatolone di cemento armato sarebbe davvero
un’idiozia. Ma, purtroppo, soltanto una delle tante.
Luca Craia