“Noto alle forze dell’ordine”,
questa è la frase che troviamo in quasi tutti gli articoli di cronaca che
parlano di crimini commessi da stranieri. Era arcinoto alle forze dell’ordine
il Marocchino che ha aggredito il fratello con un bastone e che è stato
arrestato a Montegranaro, erano ben conosciuti alle forze dell’ordine i due
Magrebini beccati mentre scassinavano un portone a Porto Sant’Elpidio. I
Carabinieri delle stazioni locali conoscono perfettamente il tessuto sociale dei
malavitosi dei paesi di cui si occupano, sanno esattamente chi e come delinque,
sanno come trovarli, sanno come metterli in condizione di non delinquere più. Ecco
cosa significa “noto alle forze dell’ordine”.
Il problema è che, personaggi
noti alle forze dell’ordine, non dovrebbero essere a piede libero e liberi di
delinquere, questo in linea generale. In particolare, quando il delinquente è
straniero, non solo non dovrebbe essere libero ma dovrebbe essere altrove,
certamente non più in Italia. Se le forze dell’ordine conoscono questi soggetti
e sanno come neutralizzarli, il problema non risiede nelle forze dell’ordine ma
negli strumenti che sono messi loro a disposizione, strumenti che, evidentemente
non funzionano. Altrimenti non leggeremmo la frase “noto alle forze dell’ordine”.
Probabilmente leggeremmo molti meno articoli di cronaca.
Luca Craia