Abbiamo parlato
ripetutamente, nei giorni scorsi, del pericolo costituito dalla
radicalizzazione delle posizioni di sinistra, pericolo espresso in maniera
piuttosto chiara da manifestazioni degenerate in violenza e dall’apparizione,
anzi, dal ritorno di espressioni grafiche estreme che credevamo appartenessero
a un brutto passato. Lo stesso pericolo, però, va avvertito anche dalla parte
opposta, per quanto, nella mia visione, faccio sempre più fatica a distinguere
tra l’estremismo di destra e quello di sinistra che, alla prova dei fatti, hanno
più caratteristiche comuni che disomogeneità.
Il problema è il clima di
degenerazione culturale, unito alla mancanza di rappresentanza politica per le
classi medio-basse. Un tempo potevamo ritenere la nostra democrazia in
sicurezza in quanto il cosiddetto ceto medio era ampliamente rappresentato da
espressioni politiche fondamentalmente moderate. Oggi la rappresentanza
politica moderata per l’elettorato e per le classi medie e basse è scomparsa,
nel senso che la parte politica inquadrabile come moderata non è più in grado
da molto tempo di rappresentare i reali bisogni della più grande fetta della
popolazione.
Oggi la classe operaia non
esiste più, rimpiazzata da una nuova forma sociale che raccoglie situazioni
ancor più degradanti di quelle del passato, tra giovani senza prospettive, adulti
senza lavoro, anziani con serie difficoltà a sopravvivere economicamente, il
tutto ammalorato da una sempre più forte sensazione di insicurezza sociale di
pericolo, dovuto a un’evidente crescita della microcriminalità. A chiudere il
cerchio c’è la situazione legata all’immigrazione, con una gestione fin qui
dissennata e una percezione più che suffragata dai fatti di una forte disparità
tra lo straniero e l’Italiano.
Mancano le risposte, e questo
è pericoloso, perché le risposte servono e, quando non arrivano, diventa
automatico andarle a cercare laddove si cerca di darle, anche se errate. Ecco
allora che fenomeni di estremismo e movimenti che, fino a poco tempo fa, potevamo
considerare poco più che folcloristici, diventano ora preoccupanti per il
messaggio errato che lanciano, un messaggio che, però, può essere percepito come
una risposta a determinate esigenze e domande. Sono risposte sbagliate ma va considerato
che non tutti sono attrezzati per distinguere il vero dal falso.
Il pericolo dell’estremo,
quindi, diventa reale e rischia di trovare legittimazione popolare, esattamente
come stavano trovando legittimazione le lotte armate di quarant’anni fa. Il
compito del nuovo Parlamento e del nuovo Governo, che auspichiamo venga
nominato quanto prima, dovrà essere proprio quello di fornire risposte concrete
alle reali esigenze e alle domande essenziali delle classi medie, risposte che
non possono essere soltanto slogan e iniziative di immagine, ma che devono
costituire azioni concrete e risolutive dei problemi reali. Altrimenti il
rischio di deriva diventa sempre più concreto.
Luca Craia