Due giorni full immersion
nelle bellezze dei luoghi terremotati del Fermano, del Maceratese e dell’Ascolano,
organizzati da quattro giornalisti marchigiani, Martina Nasso e Marco
Tonelli, Luca Tombesi e Andrea Braconi,
con un modernissimo titolo fornito di ashtag “#ripartidaisibillinipress”,
per istruire opportunamente i colleghi della stampa sul fatto che le zone terremotate non hanno solo problemi ma anche cose belle da vedere. Del resto, l’esigenza di smettere di raccontare i lati negativi del terremoto
(come se ci fossero lati positivi) è molto sentita a vari livelli, partendo da
alcuni operatori turistici per finire alle alte sfere della politica, passando
per le solite tifoserie dei social.
Per carità, è necessario far
passare il messaggio che il turismo nelle Marche è sicuro e che si può venire
senza timori, che ci sono offerte appetitose sotto ogni aspetto e che le Marche
meritano di essere visitate. Ma certe operazioni appaiono piuttosto utile a certi obiettivi e
soddisfano, non so quanto consciamente, l’esigenza di cui sopra, un’esigenza politica che pare passata dalla
maggioranza che ha governato l’Italia fino a ieri a tutto l’emiciclo, visto che
di terremoto, ai piani alti, non ne parla più nessuno e che questo rischia di costituire una patata bollente anche per il governo futuro, qualunque esso sia.
Così, mentre sui social è partita una campagna bipartisan volta a massacrare
chi ancora segnala e dà conto delle tantissime magagne che quotidianamente i
terremotati devono affrontare per trovare una parvenza di normalità, ecco il
corso accelerato per giornalisti, per spiegare cosa è opportuno dire, segnalare,
perché, come dicono gli organizzatori, bisogna “raccontare la bellezza
di questi luoghi, andando oltre l'immagine di un post terremoto caratterizzato
solamente dalle difficoltà”. Terremotati: sorridete.
Luca Craia