Torniamoaussita è una delle
tante pagine Facebook sorte per monitorare quanto accade nel post terremoto del
centro Italia. In particolare, questa pagina si osserva, con dovizia di particolari
e con una buona preparazione tecnica, l’evoluzione della situazione a Ussita,
paese che, tra le tante disgrazie, ha anche quella di essere commissariato dopo
le dimissioni del Sindaco Rinaldi. È proprio su questa pagina che ho trovato,
segnalata da un lettore, un’osservazione estremamente interessante che
riguarda, ovviamente, il Comune di Ussita ma che può servire da spunto di
ragionamento per ogni paese terremotato.
Le messe in sicurezza, a
Ussita come ovunque, sono poche, procedono lentamente e costano un botto.
Questo a causa delle normative estremamente stringenti ma anche delle
indicazioni fornite dai Gruppi Tecnici di Sostegno, istituiti dalla Protezione
Civile per sostenere e agevolare il lavoro dei tecnici privati e degli Uffici Tecnici
Comunali ma che si sono rivelati un ulteriore cappio che rallenta le procedure.
Il quadro fornito riguardo il
Comune di Ussita è disarmante: a fronte di 350 messe in sicurezza di edifici da
effettuare, a oggi ne risultano messe in opera soltanto 97, delle quali
completate solo 35. Un numero estremamente esiguo che fa pensare che, per
terminare solo questo tipo di intervento preliminare occorreranno almeno altri
due anni. E parliamo solo di interventi propedeutici alla ricostruzione, non
della ricostruzione stessa. Quindi i tempi rischiano di diventare biblici.
Gli amministratori della
pagina, inoltre, indicano i costi di tali interventi e forniscono cifre
allarmanti, per quanto esemplificativi. Secondo loro, infatti, una messa in
sicurezza per uno stabile di 140 metri quadrati costerebbe 110.000 Euro, a cui
aggiungere ulteriori 60.000 Euro per le spese di ripristino e riparazione, per
un totale di 170.000 euro. Sono costi
abnormi, che superano probabilmente quelli di abbattimento e ricostruzione che,
sempre secondo la pagina, per lo stesso stabile si aggirerebbero sui 150.000
Euro complessivi. Evidentemente qualcosa non va.
Il punto è che la messa in
sicurezza è fondamentale per far partire la ricostruzione e va fatta in fretta,
in quanto ci sono tantissimi edifici che hanno subito danni lievi ma, essendo adiacenti
ad altri stabili fortemente danneggiati, non solo non sono accessibili ma
rischiano di essere a loro volta coinvolti in eventuali nuovi danni dei vicini.
Ovviamente il tutto sta rallentando se non bloccando qualsiasi intervento di
ricostruzione vera.
I dati forniti sono di parte,
ciò sia chiaro. Ma, se confermati, sono davvero preoccupanti. E la situazione
negli altri paesi colpiti dal terremoto non sembra migliore. Salvo smentite che
stravolgano l’interpretazione fornita da Torniamoaussita, credo che siamo di
fronte a uno dei motivi principali per i quali la ricostruzione, leggere o
pesante, pubblica o privata, non parte.
Luca Craia