Si è tenuta sabato scorso una visita nella zona rossa di Camerino ed
un successivo incontro tra i sindaci della zona montana ed i parlamentari. In
sostanza dai sindaci è giunta ancora una volta la richiesta di rivedere il
cratere, prevedendo una zona al suo interno che raccolga la manciata di comuni
in cui tutto è distrutto, quella che si potrebbe definire il “cratere nel
cratere”. Da Camerino si apre la porta di un mondo che non c'è più. Centri
storici chiusi e silenziosi, come Camerino, Visso e Castelsantangelo,
disastrati e deserti come Pieve Torina e Muccia, Valfornace, e altri piccoli
centri dell'entroterra, che hanno perso la piazza fisica dove riunirsi, quei
piccoli luoghi d'ascolto quotidiano che sono botteghe e negozi, solo
parzialmente sostituiti dalle nuove zone commerciali rinate grazie ai
container, ai margini delle aree Sae.
Su questa ipotesi di lavoro, nemmeno lontanamente concretizzata in
atti scritti, ma oggetto di una semplice apertura verbale da parte del
commissario alla ricostruzione Paola De Micheli, da diversi giorni scorrono
fiumi di inchiostro. Cratere sì, cratere no, c'è chi si chiama fuori a priori,
chi opera distinguo, chi è scettico, chi la vede come la panacea per i problemi
attuali. Al momento però con un governo lungi dall'essere formato, non appare
immediata la discussione parlamentare di un provvedimento che si annuncia
complesso e rischia le forche caudine di possibili contrasti con le normative
già in vigore.
I parametri per provvedere ad una differenziazione esistono già,
come ha ricordato oggi pomeriggio in un suo esaustivo post sui social Emanuele
Tondi, sindaco di Camporotondo, che nella diatriba tra primi cittadini ha
tentato di fare da paciere. “Per quanto riguarda i danni subiti dai Comuni, è
da tempo disponibile il rapporto macrosismico della Dpc (Dipartimento
protezione civile). Il rapporto è un documento ufficiale redatto da esperti e
su base scientifica. Oltre al capoluogo vengono classificate anche le
frazioni", scrive Tondi sul suo profilo (leggi il documento)
A partire dal ragionamento su dati oggettivi, per presentare una
proposta completa ed esaustiva dovrebbe essere convocato un tavolo di lavoro
formato in primis da tecnici e poi da un ampio livello di rappresentanza
amministrativa. Da mesi i territori colpiti dal sisma chiedono a gran voce un
cambio di passo e maggiori responsabilità per gli amministratori locali, ora
che il commissario ha dato apertura su una proposta, che ha anche detto deve
provenire dalle zone colpite, chi ha un ruolo istituzionale ha l'occasione di
mostrare che una "delocalizzazione" nelle responsabilità della
gestione post sisma, può essere davvero la strada giusta per ottenere questo
obiettivo.
Sibilla Onorati