Le guide turistiche
marchigiane (e non solo) sono stanche di sentir parlare di terremoto da
televisioni, giornali e, ahimè, blogger. Sono stanche perché questo danneggia
il loro lavoro, mettendo paura alla gente che disdice le prenotazioni e diserta
la nostra zona. Ho letto cose allucinanti su Facebook, gente che auspica che
qualcuno ci tappi la bocca, gente che, pur essendo esperta di beni culturali,
definisce il campanile crollato a Muccia una fila di mattoni senza valore. Insomma,
tutto è relativo. Per carità, il danno al lavoro di chi opera nel turismo è
innegabile ed è un danno notevole, ma questo astio contro chi informa è
incomprensibile.
Non ci si indigna perché,
dopo quasi due anni, è ancora tutto fermo. Non ci si indigna perché dei pensili
sono cascati rischiando di ammazzare qualcuno, non ci si indigna perché è
venuto giù un campanile (sissignori, quello è un campanile, a vela, si chiama
così, ci sono campanili a vela in tutte le Marche e non è che lo sono soltanto
quando ci fa comodo). Ci si indigna contro i giornalisti che fanno i
giornalisti, ossia danno le notizie. Ci si indigna contro i blogger come me che
da due anni non fanno altro che cercare di sollecitare la cosiddetta
ricostruzione, prendendosi, tra l’altro, un bel pacchetto di calci in bocca in
cambio.
Le guide devono tutelare il
loro lavoro ed è sacrosanto che lo facciano. Ma sbagliano, perché siamo tutti
dalla stessa parte. Dovrebbero invece sostenere chi protesta perché la
ricostruzione è ferma, perché non si è messo in sicurezza un accidente, perché
quel patrimonio culturale danneggiato è il loro pane quotidiano. Avrei voluti
vedere tanta indignazione contro chi ha dormito fino a oggi, invece ci si
inalbera contro chi lo denuncia. E questo spiega perché in Italia chi ha il
potere si può permettere di fare quello che vuole.
Luca Craia