Oggi mi è tornata davanti una
vecchia foto, di me piccolino, ritratto in mezzo a via Garibaldi, la via dove
sono nato e dove ora risiedo, a Montegranaro. Era il 1968 e quella strada era
ancora la via commerciale del centro storico, piena di negozi, di gente e di
vita. Lo stesso centro storico era ancora il cuore pulsante del paese, punto di
riferimento, di incontro. Certo, il paese stava crescendo e lo spopolamento era
già iniziato, ma non ce ne eravamo ancora resi conto. Si viveva come una grande
famiglia, con la chiave sulla porta di casa che era sempre aperta per ogni
vicino.
La foto mi è capitata sotto
proprio il giorno dopo aver visto affisso l’ennesimo cartello “vendesi” su una
casa del centro storico. Siamo rimasti pochi a vivere nel paese antico, pochi
degli abitanti originali, pochi Italiani. Col tempo, come sappiamo, come dico
da tempo rischiando di essere tedioso, il castello di Montegranaro è diventato
preda del degrado, svuotandosi dei suoi abitanti autoctoni e lasciando spazio a
gli stranieri, diventando uno ghetto a tutti gli effetti.
Così uno degli ultimi
Italiani residenti si è arreso e ha deciso di andarsene. La casa,
probabilmente, sarà acquistata per pochi spiccioli da qualche straniero che
contribuirà a fare del centro storico una sorta di enclave magrebina,
diventando sempre di più ghetto per stranieri e emblema della non integrazione,
con tutti i problemi che ne conseguono in termini di degrado urbano e sociale.
Lotto per il centro storico
di Montegranaro da tanti anni, troppi. A fronte di questo impegno devo
registrare pochissimi passi avanti e moltissimi passi indietro. La situazione è
in netta degenerazione, nonostante si siano dette tante parole, spese tante
promesse. Ma i fatti non ce ne sono stati. E vedere quel cartello appeso, l’ultimo
di una lunga serie, fa venire voglia di arrendersi, fa capire che quell’immagine
in bianco e nero di me bambino in mezzo a una via piena di gente amica rimarrà
solo un lontano ricordo, un qualcosa che non potrà mai più tornare.
Luca Craia