Oggi l'Italia piange Sergio marchionne. Non è morto, ma lo piangiamo già. Morirà, probabilmente a breve, afflitto da una malattia gravissima della quale i comuni mortali normalmente muoiono. Siccome anche lui, nonostante tanto arrabattarsi, nonostante tanto male prodotto, nonostante qualcuno possa pensare che certi personaggi abbiano qualcosa di diverso rispetto a noi che campiamo gli stipendi miseri coi quali certa gente nemmeno ci si paga una cena, noi che dobbiamo spaccare il pelo per pagare l'ultima cartella esattoriale arrivata, è essere mortale, è fatto di carne e ossa come noi, e alla fine gli tocca morire. Probabilmente ha beneficiato di cure che noi plebei nemmeno possiamo immaginare, nemmeno possiamo pensarne l'esistenza, ma morirà. Perché l'uomo muore. E quando un uomo muore merita comunque il massimo rispetto.
A Marchionne è mancato il rispetto. Dopo una vita di ostentata potenza, arriva alla fine e viene sepolto ancora vivo, benché sicuramente destinato a fine celere, perché i mercati, l'azienda, la politica hanno bisogno di buttarlo nella spazzatura quanto prima. Non c'è tempo per aspettare che l'uomo Marchionne muoia di morte naturale. Gli si deve dare prima e urgentemente la morte virtuale. Lo hanno fatto i suoi datori di lavoro, che con le sue manovre assassine di lavoratori e mercato hanno tratto incommensurabili profitti, lo hanno fatto i politici sempre più idioti, poveri, distanti da ogni contatto con la realtà e l'umanità.
Marchionne morirà stanotte, domani, tra qualche giorno , magari, per qualche miracolo riservato ai ricchi col maglioncino, potrà vivere ancora più a lungo. Il suo mondo, però, ha deciso che è già morto. E questa è una cosa raccapricciante. Talmente raccapricciante che lo stesso Marchionne sicuramente sarà in grado di comprenderla e forse condividerla. Lasciatemi però immaginare un lembo di umanità nell'uomo stesso o nella sua famiglia capace di indignarsi quantomeno di questo orrore indicibile al quale sembriamo tutti pronti ad assuefarci.
Buon viaggio Sergio, le ostilità finiscono qui.
Buon viaggio Sergio, le ostilità finiscono qui.
Luca Craia