Erano quattro gatti, ieri, a cosiddetto “presidio”
anti-Salvini organizzato a Fermo dal Comitato 5 Luglio, mai pago nella sua sete
di visibilità, mai conscio della propria sconfitta, mai capace di
autoanalizzarsi. Se soltanto questa autoanalisi fosse accennata, i coordinatori
di questo strano organismo politico capirebbero il massacro che stanno
perpetrando non più ai danni della città di Fermo, massacro per fortuna
sventato dalla realtà stessa dei fatti, quanto del ruolo stesso della sinistra
e della sua credibilità e autorevolezza.
Livorosi, pieni di odio contro chi non condivida il
loro credo, perché di credo e non di ragionamento si tratta. In questo turbine
di odio restano accecati tanto da non riuscire nemmeno a contarsi per poi
chiedersi come mai siano rimasti soli, abbandonati persino da chi ha messo in
moto tutto il meccanismo di accusa contro Fermo e i Fermani, quel don Vinicio
che ora cerca il dialogo, giustamente, col Governo e con lo stesso Salvini.
Loro rimangono fermi, fossilizzati su posizioni
surreali, inabili a ragionare sulla realtà e a capire che non si tratta di
razzismo ma di tutela dei diritti nazionali e degli stessi diritti dei
migranti, diventati merce nelle mani di loschi trafficanti internazionali che
hanno imbastito l’affare del secolo, più remunerativo del crimine e della
droga. La loro cecità ideologicizzata li porta a non rendersi conto che stanno
sostenendo il nuovo schiavismo, proprio mentre professano una battaglia per la
difesa dei diritti umani, mettendosi loro malgrado dalla parte di chi, questi diritti,
per primo li calpesta per lucrarci sopra.
Antidemocratici, non vogliono lo scambio, detestano
il confronto, deridono o odiano l’avversario col quale non intendono
minimamente discutere. Vi faccio un esempio personale: stamane ho pubblicato
una vignetta (la vedete nell’articolo) in cui ironizzavo, mi pare in maniera
bonaria, sul presidio di ieri. Non c’è offesa alcuna nella vignetta, né ci sono
elementi che possano essere interpretati diversamente da un normale prodotto
satirico. La vignetta, poi, è stata condivisa su un gruppo Facebook e proprio
lì è capitato un fatto in sé di minima importanza ma che può essere utile a
capire lo stato delle cose e, soprattutto, la lucidità con cui personaggi che
gravitano in quell’area politica si approcciano al dibattito. La vignetta è
stata segnalata all’amministratore che, naturalmente, non ha ritenuto di dar
seguito alla cosa in quanto non ce n’era motivo. Ma la tendenza è questa:
Salvini non può parlare, non deve parlare, così come tu, che non la pensi come
loro, non devi permetterti di criticare, nemmeno ironicamente.
Luca Craia